Il manifesto del Treviso Pride 2016

Riproduciamo il manifesto del Treviso Pride 2016 (che riguarda tutto il Triveneto, cioè tre regioni italiane con oltre 7 milioni di abitanti in tutto); riteniamo opportuno osservare che la menzione della bifobia in più punti del manifesto, la definizione dei bisessuali come persone che possono essere attratte da più di un sesso e/o genere (una sintesi della famosa definizione di Robyn Ochs), e la menzione degli asessuali, è merito nostro.

Non si è potuto convincere il comitato a sostenere il poliamore. Pazienza.

Raffaele Yona Ladu

(inizio)

Viviamo in un Paese che non prevede un’aggravante per i reati fondati sull’omofobia e la transfobia e che non riconosce la piena parità diritti alle coppie omosessuali e alle famiglie omogenitoriali. Non sorprende dunque che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo abbia stabilito che l’Italia viola l’art. 8 della CEDU sul diritto al rispetto della propria vita privata e familiare “perché la tutela legale attualmente disponibile per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile”.

Nel 2012 il Consiglio Regionale del Veneto approvava all’unanimità una mozione (la n. 8) “per la prevenzione e la lotta ad ogni forma di discriminazione legata all’orientamento sessuale e alla identità di genere”. Con tale atto di indirizzo politico impegnava la Giunta regionale a promuovere, anche in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, iniziative destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica verso la cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofobica e transfobica, nonché a sostenere progetti, in collaborazione con gli organismi istituzionali di competenza, per lo sviluppo di iniziative dedicate alla lotta contro le discriminazioni e alla prevenzione degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura discriminatoria, per eliminare stereotipi, pregiudizi e violenza. Due anni dopo, lo stesso Consiglio Regionale approvava la mozione n.270, con cui impegnava la Giunta ad individuare una data per la celebrazione della “Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna”, ed a sollecitare presso il Governo la non applicazione del Documento Standard per l’educazione sessuale in Europa redatto dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La Regione promuoveva così la superiorità e l’esclusiva legittimità di un modello familiare discriminando le altre forme di famiglia che compongono la nostra società.

Infine, nel settembre 2015, le Consigliere ed i Consiglieri approvano a larga maggioranza una mozione dal titolo “La scuola non introduca ideologie destabilizzanti e pericolose per lo sviluppo degli studenti quali l'ideologia gender”, dimostrando di dar credito ad una ideologia scientificamente inconsistente, ripetutamente smentita da organismi accademici e professionali. La città di Treviso, che pure in passato è stata dipinta e percepita e come intollerante nei confronti degli stranieri e della comunità LGBTQIA, ha cercato in questi ultimi anni di ritrovare la sua vocazione inclusiva e libertaria, in accordo peraltro con lo Statuto della Città, che all’art.1 recita: «Treviso, città martire nei due conflitti mondiali e decorata di medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto durante la Resistenza, rinnovando la millenaria tradizione di libertà che si è espressa nella forma dei liberi comuni e nell’aggregazione alla Repubblica di Venezia, assume come valori fondamentali i principi della Costituzione repubblicana. Il Comune di Treviso ispira la propria azione ai supremi principi della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, della giustizia e della solidarietà e persegue il bene dei propri cittadini senza discriminazioni politiche, religiose, razziali, etnico-linguistiche, sessuali, sociali. […]». All’inizio del 2014, il Comune ha aderito alla Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale ed identità di genere (RE.A.DY.), il cui obiettivo è quello di mettere in sinergia l’azione delle Pubbliche Amministrazioni per promuovere sul piano locale politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone LGBTQIA, contribuendo a migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi. Nello stesso anno, il Comune ha istituito il Registro delle Unioni Civili, rivolto alle coppie formate da “due persone maggiorenni, che si dichiarano reciprocamente legate da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune”. Il fine dichiarato è quello di superare situazioni di discriminazione e favorirne l’integrazione nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio. È necessario che il cammino iniziato prosegua, perché Treviso possa liberarsi dalle ombre del passato, promuovendo il protagonismo delle cittadine e dei cittadini, della associazioni e di tutti i soggetti che desiderano rendere la città inclusiva e aperta alle differenze.

Insieme possiamo abbattere i muri di del pregiudizio e della discriminazione, per aprire la città e portare le esistenze di tutti, i nostri corpi, le nostre vite, i nostri amori, alla luce del sole.

Perché il Pride? Perché il Pride? Perché il Pride? Perché il Pride? LGBTQIA non è soltanto una sigla; dietro a questo acronimo stanno persone in carne ed ossa, cittadine e cittadini che lottano ogni giorno per la loro dignità, per la loro libertà e per i loro diritti; e che, spesso, sono etichettate con appellativi insultanti. LGBTQIA sono persone

- lesbiche, donne che amano le donne,

- gay, uomini che amano gli uomini,

- bisessuali, persone che possono essere attratte da più di un sesso e/o genere,

- transessuali/transgender, uomini e donne nati in un corpo che non corrisponde al loro sentire più autentico per quanto riguarda l’identità di genere;

- queer, persone il cui orientamento sessuale e/o la cui identità di genere non rientra nei canoni del binarismo creato dalla cultura egemone (omo/etero, uomo/donna);

- intersessuali, persone che possiedono caratteristiche non direttamente ascrivibili ad uno dei due generi riconosciuti;

- asessuali, persone che non hanno attrazione sessuale e interesse per il sesso, mantenendo l’interesse o l’attrazione attrazione intellettuale o emotiva verso altre persone.

Il fenomeno dell’omofobia, della lesbofobia, della bifobia, della transfobia non riguarda solo il mondo delle persone LGBTQIA. Anche tutti coloro che non si adeguano alla norma che impone ruoli e atteggiamenti stereotipici, strettamente legati al genere femminile e maschile, sono vittime di ingiurie, vessazioni, emarginazione, violenza fisica e psicologica.

Pride è la fierezza di tutte queste persone di fronte alla propria storia e alle proprie scelte.

Pride è l’orgoglio per ciò che si è e per le battaglie che giorno per giorno si affrontano, si vincono o volte anche si perdono.

Pride è espressione di festa e di mobilitazione civile che percorrerà l’Italia all’inizio della prossima estate.

Eventi, dibattiti, performance artistiche, il corteo e la festa finale, vorranno essere una grande chiamata in nome dell’uguaglianza e della libertà:

- libertà di espressione, perché non vogliamo che nessuno sia mai più perseguitato, deriso, marginalizzato o stigmatizzato per la sua identità di genere o per il suo orientamento sessuale;

- libertà di partecipazione, perché la collettività è arricchita dall’apporto delle persone LGBTQIA, dal loro contributo sociale, dalla loro esperienza e dalla loro creatività, per le professioni che svolgono e per le tasse che pagano;

- libertà di pensiero e di coscienza, perché nessun modello comportamentale può essere arbitrariamente eletto a normalità, e nessun sistema religioso può giustificare pratiche sociali discriminatorie.

Ci riconosciamo al fianco di tutti coloro che per qualsiasi motivo indipendente dalla loro volontà si trovano ad essere discriminati. Il nostro punto di riferimento resta la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che all’articolo 21 recita: «È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale».

Appoggiamo le rivendicazioni delle donne per la parità dei loro diritti, per l’autodeterminazione e per la tutela contro la violenza. Solo la liberazione della società dai condizionamenti del patriarcato può essere la premessa perché le donne conquistino una effettiva parità e le persone LGBTQIA siano libere di essere ciò che sono, senza l’imposizione di modelli di genere nei quali non si riconoscono. Tutti gli uomini e le donne hanno diritto di cercare e costruire la propria felicità.

Alla luce di queste considerazioni, auspicando e confidando nella più ampia partecipazione sociale, ci impegniamo perché vengano prese in considerazione le seguenti istanze.

Vita politica e amministrazione pubblica:

- tutti i matrimoni contratti all’estero siano trascritti nello Stato Civile dei nostri Comuni, come testimonianza civile nella direzione di un accesso egualitario all’istituto del matrimonio anche nel nostro Paese;

- lo Stato italiano introduca una legge che estenda il matrimonio civile anche alle coppie dello stesso sesso,

- Lo Stato italiano si adoperi per la creazione di istituti differenti e distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico delle unioni civili, per coloro che non si riconoscono nell’istituto del matrimonio;

- lo Stato italiano riconosca legalmente la figura del cogenitore, attraverso l’adozione interna alle coppie omosessuali, al fine di garantire il diritto alla continuità affettiva e godere dei benefici economici e materiali, altresì estendere il diritto-dovere del genitore non biologico di prendersi cura dei figli;

- lo Stato italiano garantisca l’adozione di minori anche da parte delle/dei singole/i e delle coppie dello stesso sesso;

- venga riconosciuta un’aggravante per i reati fondati sull’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, e che l’incitamento all’odio contro le persone omosessuali, bisessuali e transessuali, sia perseguito e punito come quello all’odio razziale;

- sia recepita la Direttiva Europea 38 del 2004 sulla libertà di movimento dei cittadini europei;

- ci sia una costante applicazione della Direttiva Europea 85 del 2005 riguardo allo status di rifugiato anche per le persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender perseguitate, non solo dallo Stato, nei loro paesi;

- il Consiglio Regionale del Veneto abroghi la mozione 270 del 2014, che sotto il pretesto di una difesa della cosiddetta “famiglia naturale” nasconde un pronunciamento discriminatorio contro tutte le altre forme di famiglia che già esistono;

- il Consiglio Regionale del Veneto abroghi altresì la mozione 13 del 2015 che, nel timore che si diffonda un’ideologia, che non ha fondamento scientifico alcuno, chiede alle Scuole di svolgere azioni che sono già di loro competenza;

- il Consiglio Regionale del Veneto applichi la mozione 4 del 2010 per la promozione di iniziative destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica verso la cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofobica e transfobica, nonché a sostenere progetti per lo sviluppo di iniziative dedicate alla lotta alla discriminazione per orientamento sessuale ed identità di genere, e che si faccia portavoce presso il Parlamento italiano per l’approvazione di leggi che tutelino e legittimo le persone LGBTQIA;

- sia istituito in tutti i Comuni un registro in cui possano iscriversi le coppie conviventi perché siano loro riconosciuti concreti diritti e tutele da parte dell’amministrazione comunale;

- i Comuni aderiscano alla Rete Ready per una strategia condivisa e lo scambio di buone pratiche nella lotta alle discriminazioni;

Sanità e assistenza sociale:

- siano attivate nuove campagne di informazione sulle infezioni da HIV e sulle infezioni a trasmissione sessuale in generale.

- si organizzino iniziative di informazione e sensibilizzazione rivolte al personale medico e paramedico sul rapporto medico-paziente, qualora si trovassero davanti persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali;

- sia esteso il regime di anonimato e gratuità, attualmente valido solo per il test HIV tradizionale, ai test per le Malattie a Trasmissione Sessuale (MTS) più comuni come gonorrea, epatiti e sifilide; il servizio sia offerto con maggiore visibilità, in particolare per le categorie più sensibili;

- sia realizzato un più efficiente monitoraggio delle nuove infezioni, sia per HIV sia per le MTS più gravi, al fine di fare prevenzione in modo strategico, su fasce d’età e categorie a rischio; sia promosso il test rapido per HIV, attraverso iniziative di informazione, prevenzione, e accesso al test community-based; sia promosso a larga scala il preservativo maschile e femminile come strumento di prevenzione contro le MTS;

- vengano vietate ufficialmente le terapie di conversione per la presunta guarigione dall’omosessualità (“terapie riparative”);

- sia portata a compimento la depatologizzazione e la depsichiatrizzazione della transessualità;

- sia riconosciuto alle persone transessuali il diritto di cambiare nome prima di aver completato la transizione e sia risparmiato l’intervento chirurgico demolitivo-ricostruttivo a tutte quelle persone transgender che per qualsiasi motivo non possono e non vogliono subirlo;

- siano proibiti gli interventi chirurgici e farmacologici di riassegnazione di genere a quei neonati e neonate che presentano caratteristiche sessuali non immediatamente ascrivibili a uno dei due generi prevalenti (intersessuali);

- siano potenziati i consultori del territorio, per garantire alle donne l’accesso alle cure e all’interruzione di gravidanza, assicurando loro quella libertà di scelta che negli ultimi anni è costantemente ostacolata dall’altissima percentuale di medici obiettori;

- sia abolita la legge 40/2004, ovvero ci sia una modifica della stessa allo scopo di consentire l’accesso alla procreazione medicalmente assistita a single e coppie, anche dello stesso sesso;

- le persone LGBTQIA anziane ricoverate in case di cura o strutture protette siano rispettate, e siano avviate tra le ed i professionisti campagne di informazione e di sensibilizzazione mirate alle problematiche della terza età LGBTQIA;

- l’approvazione di una legge sul fine vita che riconosca alle cittadine e ai cittadini il diritto alla libera scelta e allo Stato il dovere di farsi carico di situazioni cliniche eccezionali per porre fine ad agonie prolungate.

Scuola:

- nei piani dell’offerta formativa nelle scuole pubbliche sia garantita una vera educazione all’affettività e alla sessualità, così come alle differenze, adeguata all’età degli studenti, capace di coinvolgere anche le famiglie, improntata ai principi democratici del rispetto e dell’accoglienza di ogni diversità, attuati di concerto con le associazioni LGBTQIA e/o soggetti competenti;

- le scuole, e in particolare il corpo docente e amministrativo, siano attrezzati culturalmente e professionalmente per accogliere e valorizzare tutte le esperienze familiari da cui possono provenire i loro alunni, senza imbarazzi, discriminazioni o forzature;

- alle e agli insegnanti sia offerta la formazione necessaria per trattare con rispetto e gentilezza ogni loro studente LGBTQIA, per estirpare ogni ideologia discriminatoria nella comunità scolastica e per prevenire efficacemente il bullismo omofobico e transfobico;

- in tutte le università sia concesso alle persone transgender il libretto per gli esami e la modulistica corrispondenti al loro genere.

Nel segno della libertà d’espressione garantita dalla nostra Carta Costituzionale che, inoltre, all’Art. 2 afferma: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese», crediamo che anche la Città di Treviso abbia il dovere di ospitare il Pride 2016 e il percorso di eventi e iniziative che lo accompagnerà nei mesi precedenti.

Chiediamo all’Amministrazione Comunale e ai suoi rappresentanti, quali espressione di una società matura e consapevole come quella trevigiana, di voler patrocinare, promuovere e aderire a sì pregevole iniziativa.

Comitato Treviso Pride 2016
Antonio Monda
Elena Toffolo
Marina Marzari
Claudia Corso
Simone Carnielli
Lucia Dalla Pozza

(fine)

Costanza Miriano biblista di pessima qualità

Tra le mie tante colpe c'è l'essermi iscritto alla Facoltà Valdese di Teologia - Corso di Laurea (a distanza) in Scienze Bibliche e Teologiche, e pur non essendovi tenuto, l'aver deciso di studiare l'ebraico biblico ed il greco del Nuovo Testamento.

Vi chiederete: "Ma se sei ebreo, perché hai fatto questo?" La risposta è che la facoltà è aperta a chiunque, ed il mio "coming out" come ebreo è stato bene accolto; mi dà l'occasione di studiare la Bibbia ebraica (anche se in maniera che un ebreo troverebbe incompleta), ed il Nuovo Testamento, anche nei suoi numerosi "semitismi" di linguaggio, tradisce l'essere opera di autori ebrei.

Per chi non ha paura delle sfide intellettuali, è una bella esperienza; e prima ancora di dare gli esami di ebraico e greco, comincio a ricavare qualcosa da questi studi.

Prendiamo ad esempio la preclara giornalista Costanza Miriano, autrice del libro "Sposati e sii sottomessa".

Secondo quest'articolo, codest'autrice avrebbe spiegato il titolo del suo libro, ferocemente criticato in Spagna da deputatesse che lo hanno denunciato come istigatore alla sottomissione femminile, e potenziale motivatore alla violenza di genere, dicendo:
“Spose sottomesse ai vostri mariti è l’invito di San Paolo nella Lettere agli Efesini. Sottomesse nel significato di stare sotto, sostenere, sorreggere, perché sotto si mette chi è più solido e resistente, perché è chi sta sotto che regge il mondo”.
Questa bizzarra interpretazione dell'Epistola agli Efesini mi aveva colpito, ed ho cercato in Internet la conferma che questa frase fosse proprio di Costanza Miriano - e credo di averla trovata in quest'intervista apparsa sul sito dell'Associazione Nazionale Famiglie Numerose, di cui cito questo brano:
Non sono mica io a scegliere questa parola! E’ san Paolo, nella lettera agli Efesini. La parola sembra offensiva, a noi donne di oggi, perché non sappiamo uscire dalla logica del dominio e della sopraffazione, che spesso vige in molte coppie. (...) Invece essere sottomesse significa letteralmente stare sotto, cioè sostenere tutti i membri della famiglia, sorreggere, accompagnare i più deboli. 
Quindi, devo pensare che di quest'interpretazione insostenibile Costanza Miriano porti tutta la responsabilità - lo conferma nel suo blog, dove appare in questa pagina questo brano:
Al solito, comunque, il cuore del problema è la sottomissione. A S. e a molte altre donne l’idea non convince, neanche se “indorata” con la spiegazione che stare sotto vuol dire sostenere, sorreggere, accogliere, e non obbedire passivamente lasciandosi schiacciare.
Non c'è bisogno di chiudersi nella biblioteca di una facoltà teologica od un istituto di scienze religiose per trarre le mie stesse conclusioni - basta usare gli strumenti del sito gratuito Blue Letter Bible.

Il brano in questione è Efesini 5:21-24 (Nuova Riveduta - qui potete leggere altre traduzioni):
21 sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo. 
22 Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore; 
23 il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è il Salvatore del corpo. 
24 Ora come la chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa.
Già il testo italiano mostra che, ad onta di quello che dice Costanza Miriano, la logica del dominio non è aliena alla famiglia come la concepisce l'autore dell'Epistola; inoltre, se "essere sottomessa" significa "sostenere il più debole", qual teologia cristiana può pensare che Cristo, "Salvatore del corpo", sia più debole della Chiesa, e che abbia bisogno del sostegno di lei?

Ricordo che la kènosis di Gesù è terminata con la morte in croce, dopo la quale i suoi attributi divini sono stati "riattivati" (il termine che ho scelto è solo provvisorio - che ne è stato degli attributi divini di Gesù al momento dell'Incarnazione, e di conseguenza dopo la morte, è oggetto di un serrato dibattito teologico tra le chiese cristiane e dentro di loro; ringrazierò chi mi suggerirà un termine migliore, in cui magari tutti possano riconoscersi) - non si può usare quel concetto per salvare in corner Costanza Miriano!

Se ci leggiamo il testo greco (Nestle-Aland 28):
21 Ὑποτασσόμενοι ἀλλήλοις ἐν φόβῳ Χριστοῦ 
22 αἱ γυναῖκες τοῖς ἰδίοις ἀνδράσιν ὡς τῷ κυρίῳ, 
23 ὅτι ἀνήρ ἐστιν κεφαλὴ τῆς γυναικὸς ὡς καὶ ὁ Χριστὸς κεφαλὴ τῆς ἐκκλησίας, αὐτὸς σωτὴρ τοῦ σώματος· 
24 ἀλλ’ ὡς ἡ ἐκκλησία ὑποτάσσεται τῷ Χριστῷ, οὕτως καὶ αἱ γυναῖκες τοῖς ἀνδράσιν ἐν παντί.
scopriamo che il verbo greco tradotto con "sottomettere" è hypotàsso; leggendo la concordanza di Strong, voce G5293, noi scopriamo che quel verbo compare in 31 versetti del Nuovo Testamento; in alcuni più di una volta, ma non ha mai il significato di "sostenere i deboli".

Anche quando appaiono espressioni come questa:
καὶ πάντα ὑπέταξεν ὑπὸ τοὺς πόδας αὐτοῦ (da Efesini 1:22)
il significato è chiaramente metaforico:
Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi (Nuova Riveduta - altre traduzioni qui)
ed indica una relazione di dominio e sottomissione.

Il mio dizionario di greco NT, che pure è stato redatto da un ex docente del Pontificio Istituto Biblico, Carlo Rusconi, che deve aver abbracciato di tutto cuore l'ipotesi del nostratico, visto che ha consumato molto spazio per confrontare (per me piacevolmente - altri direbbero che è stato un azzardo) radici indoeuropee con radici semitiche, non perde neppure un trattino di "F" per le poche volte in cui il verbo hypotàsso indica (metaforicamente) una relazione spaziale, e dà seccamente questi significati: "coordino, assoggetto, sottometto ... vengo coordinato, assoggettato, sottomesso ... mi sottometto ... sto sottomesso ... sottostò, sto sottomesso". Per un professionista della filologia e dell'esegesi, non c'è dubbio alcuno sul significato del verbo - e non è quello a cui pensa Costanza Miriano!

Inoltre, se già avevo notato l'incongruenza teologica del pensare che compito della chiesa sia "sostenere" il "debole" Cristo, in 1 Corinzi 15:27-28 (Nuova Riveduta - altre traduzioni qui):
27 Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato. 
28 Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.
(Non pensate che vi risparmi il Nestle Aland 28!):
27 πάντα γὰρ ὑπέταξεν ὑπὸ τοὺς πόδας αὐτοῦ. ὅταν δὲ εἴπῃ ὅτι πάντα ὑποτέτακται, δῆλον ὅτι ἐκτὸς τοῦ ὑποτάξαντος αὐτῷ τὰ πάντα.
28 ὅταν δὲ ὑποταγῇ αὐτῷ τὰ πάντα, τότε [καὶ] αὐτὸς ὁ υἱὸς ὑποταγήσεται τῷ ὑποτάξαντι αὐτῷ τὰ πάντα, ἵνα ᾖ ὁ θεὸς [τὰ] πάντα ἐν πᾶσιν.
la cosa diventa marchiana - a raccontare che il verbo hypotàsso significa che le cose create hanno il compito di "sostenere" il "debole" Figlio, e questi a sua volta il "debole" Padre, oggi si prende ZERO in Teologia Sistematica (ed un po' di altri esami), ed una volta si finiva al rogo per eresia, visto che l'errore sarebbe inescusabile.

Quello che più mi preoccupa non è tanto l'aver Costanza Miriano mostrato di non saper fare teologia, quanto il fatto che la gerarchia cattolica non ha reagito tirandole le orecchie - che io sappia, solo il vescovo di Bilbao ha contestato la rappresentatività di questo libro della dottrina cattolica sul matrimonio, mentre il Pontificio Consiglio per i Laici lo ha addirittura lodato.

Mi chiederete: "Ma che te ne importa delle opinioni di un'altra religione?"; ed io rispondo che qui si è usciti dal campo religioso per invadere quello filologico - e non c'è bisogno di essere d'accordo con un testo per opporsi a che gli sia fatto dire quello che non ha detto.

Ed a leggere cose del genere penso che ci sia chi rimpianga i tempi in cui la Bibbia era all'Indice e consideri una colpa volerla poter leggere con i propri occhi.

Raffaele Yona Ladu, ebreo.

Prossimo incontro sportello bisessuale

Il 23 settembre 2015, in occasione della giornata mondiale  dell'orgoglio bisessuale, a Verona presso il Milk Center  è  nato su skype lo "sportello.bisessuale" .



Questo servizio è il risultato maturato  negli anni per soddisfare i bisogni di risposte arrivate al nostro attuale numero 3457153230.

Lo Sportello Bisessuale si pone l’obiettivo di tutelare, supportare e difendere le persone bisessuali, in un’ottica laica e a-politica, sviluppando buone prassi di inclusione sociale, sostenendo la persona nelle difficoltà che incontra sia verso il mondo etero che omosessuale.
Lo sportello vuole offrire  supporto specialistico anche avvalendosi della collaborazione con altri servizi del territorio ed in particolar modo del Milk Center.
Lo Sportello Bisessuale, è una nuova realtà italiana nata per la prima volta a Verona,  attiva nel volontariato sociale, impegnata nella tutela e nell’affermazione dei diritti di quanti si riconoscono bisessuali o «temono» di esserlo.
Si vuole portare avanti una finalità di solidarietà sociale, supporto e socializzazione per le persone bisessuali, a difesa della loro salute fisica e psicologica.
Se cerchi sostegno, supporto e confronto, o semplicemente se vuoi conoscere la nostra realtà oltre giudizi e pregiudizi, contattaci: troverai accoglienza, professionalità e la possibilità di elaborare un percorso di crescita personale.
Per conoscere i giorni e gli orari dello Sportello, i servizi offerti o solo per saperne di più
contattaci o vienici a trovare il secondo e quarto mercoledì del mese.

 Per effettuare segnalazioni o richieste scrivete a lieviti@outlook.com
o se desideri diventare attivista volontario dell'Associazione Lieviti scrivici o contattaci (tel. 3457153230)