Udite Udite: il matrimonio egualitario è un diritto costituzionale in tutti gli Stati Uniti d'America



Pochi minuti fa è stata pubblicata la sentenza [1], passata a stretta maggioranza (5 a 4); [2] è l'articolo del New York Times che ne dà notizia.

Non ho potuto leggere tutta la sentenza, ma vi traduco il punto cruciale:
Si afferma: il Quattordicesimo Emendamento [della Costituzione Federale USA, adottato nel 1868] esige che uno Stato emetta la licenza per un matrimonio tra due persone del medesimo sesso e che riconosca un matrimonio tra due persone del medesimo sesso quando il loro matrimonio è stato validamente autorizzato ed eseguito fuori dello Stato.
La Corte Costituzionale italiana ha cercato sempre di evitare di arrivare alla medesima conclusione, ma tutte le corti costituzionali si influenzano a vicenda, e sarà sempre più difficile negare anche in Italia il matrimonio egualitario.

Per intenderci, la Prima Sezione del Quattordicesimo Emendamento citato recita:
Sezione 1. Ogni persona nata o naturalizzata negli Stati Uniti, e soggetta alla loro giurisdizione, è cittadina degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono. Nessuno Stato farà passare o farà rispettare una legge che diminuisca i privilegi e le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né uno Stato priverà alcuna persona della vita, della libertà, della proprietà, senza un giusto processo, né negherà ad alcuna persona nella sua giurisdizione l'egual protezione della legge.
e ad esso corrisponde l'Articolo 3 della Costituzione Italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Perciò ... auguri agli sposi di ogni genere!

Raffaele Yona Ladu

Una giuria del New Jersey sentenzia: le terapie riparative sono una frode in commercio




Ottima notizia per noi, pessima per i cialtroni di ogni parte dell'universo: il Southern Poverty Law Center, un'organizzazione nata nel 1971 per combattere il razzismo consentendo alle sue vittime di portare in tribunale i loro persecutori e spennarli (lo spirito della legge angloamericana è questo: quando si infligge danno al prossimo, per dolo o colpa grave, si paga tre volte il danno accertato - la prima volta per risarcire, la seconda per punire, la terza per intimorire) ha vinto una causa contro JONAH, un'organizzazione ebraica che imitava servilmente analoghe organizzazioni cristiane proponendo terapie riparative dell'omosessualità.

La giuria (di 12 uomini della strada) ha stabilito che l'organizzazione, descrivendo l'omosessualità come una malattia, e proponendo di guarirla, si è resa colpevole di frode in commercio, e deve ora pagare le spese di giudizio (cosa rara in America) e risarcire 72.400,00 dollari USA (al cambio di oggi, 64.619,11 Euro) agli otto attori - sei clienti e due dei loro genitori.

Infatti, quello che si contesta non è soltanto l'aver fatto pagare 100 dollari a seduta per trattamenti inutili, umilianti, e pure iatrogeni (ovvero che facevano male anziché bene), ma anche l'aver seminato zizzania nelle famiglie, dando ad intendere ai pazienti che, se erano omosessuali, la colpa era dei loro genitori, e che dovevano staccarsi da loro, anche in modo aggressivo - la relazione di un paziente con sua madre è stata devastata ed interrotta per mesi.

Se la giuria ha deciso che la frode c'è stata, e come risarcirla, tocca ad un giudice ora stabilire se JONAH va chiusa in quanto associazione a delinquere.

Il Southern Poverty Law Center dice che la sentenza apre una nuova strada, e sarebbe interessante usare la medesima strategia pure in Italia - non dimenticando quello che è scritto in [3], ovvero che il Rabbinic Council of America (RCA), il 29 Novembre 2012, ha sconfessato JONAH.

Alcune associazioni di gay ebrei ortodossi se ne attribuiscono il merito, ma io andreottianamente sospetto che un avvocato (e molti rabbini sono anche avvocati) avesse avvertito l' RCA che, se JONAH avesse perso la causa (cosa fin troppo prevedibile), molti colleghi avrebbero potuto chiedersi: "Chi è stato a convincere molti ebrei omosessuali a gettarsi nelle fauci del lupo?"

Sarebbe stato facile reclutare altre vittime di JONAH e fare causa alle comunità ebraiche ortodosse ed all'RCA - l'unico modo per impedirlo era dissociarsi immediatamente e radicalmente da JONAH, per non essere accusati di essere stati complici delle sue malefatte.

Mi auguro che tra i miei lettori italiani ci sia chi d'ora in poi chi ci penserà due volte ad associare il proprio nome a quello dei terapeuti riparatori, ed altri cialtroni del genere.

Raffaele Yona Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale

Incontro con l'imam gay Ludovic-Mohammed Zahed

Oggi alla Casa dei Diritti di Milano si è svolto, nel quadro del Milano Pride 2015, un incontro con l'imam gay Ludovic-Mohammed Zahed, in collaborazione con il Gruppo del Guado, Le Rose di Gertrude, Renzo e LucioIl Grande Colibrì e Calem. Ecco il video:


Raffaele Yona Ladu

CALL FOR PAPERS: Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi.... Per una storia dell’omosessualità e delle trasgressioni di genere in Italia

CALL FOR PAPERS: Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi.... Per una storia dell’omosessualità e delle trasgressioni di genere in Italia

Negli ultimi anni, in Italia, dentro e fuori dalle Università, gli studi storici hanno rivolto alle minoranze sessuali un’attenzione che non ha avuto pari in altre discipline umanistiche. Allo scopo di: tentare un bilancio sullo “stato dell’arte” delle ricerche finora svolte; riflettere sul loro statuto epistemologico; valorizzare il contributo apportato da ricercatrici e ricercatori indipendenti (provenienti non dall’Università, ma dai movimenti); affermare, al tempo stesso, la piena dignità accademica di questi studi, la loro importanza strategica per lo sviluppo della ricerca storica in Italia; offrire un'occasione di incontro, confronto e conoscenza reciproca a quanti lavorano in un campo di studi nel quale fino ad oggi, con la sola eccezione della storia contemporanea del lesbismo, è fin qui mancata qualsiasi occasione di coordinamento e scambio,

il Centro di ricerca PoliTeSse (Politiche e Teorie della Sessualità), il Dipartimento TeSIS (Tempo, Spazio, Immagine e Società) dell’Università degli Studi di Verona e il CSC (Centro interuniversitario di Storia Culturale) promuovono il convegno “Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi.... Per una storia dell’omosessualità e delle trasgressioni di genere in Italia”.

L’iniziativa si terrà presso l’Università di Verona nei giorni 21-22 settembre 2015. Sono invitati a inviare una proposta di intervento tanto autori/autrici che hanno già pubblicato contributi significativi, quanto altri/e la cui opera sia recente e/o ancora in fase di stesura. Non saranno accettate proposte che non abbiano ad oggetto il passato delle minoranze sessuali in Italia. Saranno accolti interventi che facciano riferimento alla storia antica, medievale, moderna e contemporanea. È auspicabile il confronto tra approcci diversi, che spazino dalla storia sociale a quella culturale, dalla storia del diritto alla storia religiosa, dalle ricerche sulla medicina alle indagini sui movimenti di liberazione. Saranno inoltre benvenute riflessioni metodologiche sulla storia della sessualità, in particolare in un'ottica interdisciplinare, che valorizzi il contributo di altri ambiti di ricerca, come la storia dell'arte, della letteratura e del costume.

Gli studiosi e le studiose interessati sono invitati/e a presentare il titolo dell’intervento proposto e un riassunto non più lungo di 500 parole, corredati dei loro contatti (indirizzo email e numero telefonico). Il tutto dovrà essere inviato all’indirizzo di posta elettronica umberto....@gmail.com, entro e non oltre il 30 giugno 2015, indicando nell’oggetto “Convegno di storia LGBTQI - Call for Papers”.

Le proposte saranno valutate collegialmente dagli organizzatori del convegno, in base alla pertinenza, all’originalità, al valore intellettuale e al rigore metodologico. I risultati della valutazione saranno comunicati per posta elettronica entro il 20 di luglio. Gli interventi selezionati verranno esposti durante il convegno, e dovranno avere la durata massima di venti minuti. Non è prevista alcuna copertura delle spese: alloggio, vitto e viaggio saranno a carico dei partecipanti.

Gli organizzatori del convegno Fernanda Alfieri, Lorenzo Bernini, Giovanni Dall’Orto, Umberto Grassi.


Risposta sul "gender" ad un cattolico di base disorientato

Un amico mi ha pregato di rispondere ad una mail di richiesta di informazioni proveniente da un cattolico di base disorientato dalla propaganda massiccia dei "crociati antigender", e ritengo opportuno pubblicare anche qui la risposta.

(inizio)

Un sessuologo definisce l’identità sessuale di una persona come composta di quattro componenti:
  1. Il sesso biologico (ne riparliamo dopo);
  2. L’orientamento sessuale (cioè le persone con cui si vuole stabilire una relazione intima – definizione contorta che ha il pregio di escludere dagli orientamenti sessuali la pedofilia e la zoofilia);
  3. L’identità di genere (cioè il gruppo di persone a cui si sente di appartenere);
  4. Il ruolo di genere (cioè i comportamenti prescritti dalla società ad un certo gruppo di persone).
In questo quadro le cose che dispiacciono di più a chi si proclama paladino della famiglia contro l’ideologia del gender sono queste:
  1. Si deve prendere atto che la società di solito non entra in relazione con i corpi delle persone, ma con i ruoli che esse ricoprono – quindi, il ruolo di genere è più importante del sesso biologico di una persona, anche se ovviamente non si può chiederle ciò che il suo corpo non può dare;
  2. Gli orientamenti sessuali sono tutti altrettanto sani: l’eterosessuale non è migliore dell’omosessuale, del bisessuale (chi vuole stabilire relazioni intime con persone di più di un sesso e/o genere), dell’asessuale (che non desidera stabilire relazioni intime);
  3. Le identità di genere trans*, ovvero che non corrispondono al proprio sesso biologico, non sono un problema in sé, ma solo a causa delle discriminazioni e persecuzioni che incombono su chi le assume – e perciò sono altrettanto legittime delle identità cis* (“cis” in latino è il contrario di “trans”, ed indica le persone la cui identità di genere corrisponde al proprio sesso biologico).
Perché dispiacciono tanto queste cose?
  1. Perché se la differenza tra uomini e donne è soprattutto questione di ruolo sociale ed attese sociali, diventa un problema escludere le donne dal sacerdozio cattolico, quando perfino gli ebrei ortodossi israeliani si mettono ad ordinare delle rabbine (è capitato per la prima volta a Gerusalemme giovedì 10 Giugno 2015 – vedi quest'articolo);
  2. Perché se eterosessualità, omosessualità, bisessualità, asessualità sono tutti orientamenti sessuali altrettanto sani, diventa un problema sostenere tanta parte della dottrina sessuale cattolica, che identifica nella penetrazione anale il peccato che condannò Sodoma e Gomorra (gli ebrei, anche quelli più omofobi, ritengono invece che il peccato di Sodoma e Gomorra fosse la mancanza di ospitalità, e che la “sodomia” fosse riprovevole perché inflitta a persone non consenzienti, non per lussuria, ma per tenere alla larga gli stranieri poveri), e ritiene indispensabile che ogni atto sessuale sia “aperto alla vita” (eppure si calcola che ogni uomo abbia nella sua vita oltre 7000 orgasmi, comprese le polluzioni notturne – ma i figli sono assai di meno);
  3. Perché molte persone sono sessualmente insoddisfatte, si sono convinte che quest’insoddisfazione sia inevitabile per chi vive in una “famiglia tradizionale”, e che l’unico modo per impedire a questa famiglia di fallire per la “concorrenza sleale” esercitata dalle “famiglie arcobaleno” sia quello di ostacolarle in ogni modo – in realtà la soddisfazione sessuale è come la felicità: in ogni situazione è possibile averla, e non ha senso invidiarla.
Il problema è che su queste cose si dicono tante panzane:
  1. Per esempio, nessuno è convinto che si possa scegliere il proprio genere – sono tante le identità socialmente costruite, ma non per questo sono facili da abbandonare.
  2. Né è possibile cambiare il proprio orientamento sessuale – molte persone sono “fluide” e in una stagione della vita desiderano persone che non desiderano in un’altra, ma è una cosa che non si può in alcun modo controllare;
  3. Diffidate di chi presenta l'omosessualità come una malattia, e promette di poterne guarire: non solo la medicina e la psicologia gli danno torto marcio, ma nel New Jersey stanno processando per frode in commercio proprio un’organizzazione ebraica chiamata JONAH che faceva proprio questo, e l'unica linea difensiva che gli imputati hanno escogitato è che si prometteva una guarigione spirituale (???) e non medica (!!!) (vedi qui).
  4. Nessuno vuole insegnare ai bambini a masturbarsi (insegnamento oltretutto assolutamente superfluo: lo fanno anche i lattanti) – esiste però una sessualità infantile, e se non sono genitori e maestri ad insegnare ai bambini come rispettarla in sé e negli altri, saranno i pedofili ad approfittarne.
  5. Non si diventa omosessuali o transessuali perché a scuola si spiega cosa sono l’orientamento sessuale e l’identità di genere: orientamento sessuale ed identità di genere sono profondamente ancorate dentro la persona, e pertanto non basta prospettare le alternative per convincere qualcuno a sceglierle. Semmai, sapere che esistono persone non etero e non cis aiuta a capirle ed a rispettarle.
  6. Le “famiglie arcobaleno” hanno gli stessi compiti e le medesime potenzialità delle “famiglie classiche” – la loro parificazione non toglie niente a nessuno ed aiuta tutti a vivere meglio.
Non esiste l’“ideologia del gender” – esistono gli “studi di genere” e le “teorie queer”, che però sono molto variegate e difficili da ricondurre ad unità.

L’esponente più in vista di esse, l’ebrea Judith Butler, avverte che il genere non è un vestito che uno indossa la mattina dopo averlo scelto nell’armadio, perché senza “genere” il soggetto non può nemmeno costituirsi e capirsi.

E la stessa Judith Butler cita a conferma di ciò il caso di David Reimer, accidentalmente castrato dal chirurgo che lo doveva circoncidere, e che fu fatto crescere come una femmina: non sviluppò mai un’identità di genere femminile, e soffrì tanto da togliersi infine la vita.

Quindi … tutti siamo d’accordo: non si può creare un conflitto tra identità di genere e sesso biologico quando non nasce spontaneamente.

Ci si potrebbe invece lamentare di quello che succede alle persone intersessuali, cioè che hanno dei genitali ambigui che non è facile ricondurre ad un sesso o ad un altro.

Di solito sono sterili, ed in molti casi hanno delle malformazioni all’apparato urinario che impongono un intervento urgente già da neonate. Come se questo non bastasse, in molti paesi si compiono ulteriori operazioni puramente cosmetiche per “normalizzare” i loro organi genitali, per farli corrispondere all’ideale che si ha del sesso maschile o femminile.

E come si sceglie a che sesso assegnare questi bambini? La cosa migliore da fare sarebbe aspettare che crescano, che manifestino la loro identità di genere, e che scelgano se e come essere operati. Ma in molti paesi, Italia compresa, si ha fretta, si vuole che il bimbo esca dalla clinica ostetrica con un sesso “normale” e “binario” (o maschio o femmina), scelto spesso in modo arbitrario (è più facile scavare una vagina che erigere un pene), ed il risultato è che vengono inflitte loro operazioni che nuocciono alla loro funzione sessuale e riproduttiva.

In Svizzera gli intersessuali hanno ottenuto il divieto di questo tipo di operazioni: il bimbo subisce solo l’indispensabile per la sopravvivenza, e da adulto sarà lui a scegliere se e come intervenire.

Non credo che i “crociati antigender” ne siano però felici, perché questo va contro la loro interpretazione pedestre (e ben poco ebraica) di Genesi 1:27: “Maschio e femmina Iddio li creò”.

Propongo due riflessioni per i buoni cristiani – una sul Primo, una sul Secondo Testamento.

Riflessione 1: Quando Gianfranco Ravasi, raffinatissimo biblista, scrive:
Si noti che l'autore sacro (la tradizione cosiddetta “Sacerdotale” del VI secolo a.C.) non usa i due termini socio-psicologici 'ish (uomo) e 'ishshàh (donna), presenti e spiegati nell'altro racconto del capitolo 2 (v. 23), bensì quelli fisiologici di zakàr, che allude all'organo sessuale maschile (alla lettera: “puntuto”), e di neqebàh, che è il parallelo femminile (alla lettera: “forata”), facendo quindi esplicito riferimento alla sessualità maschile e femminile.
Dice che i termini della Bibbia ebraica ‘ish (uomo) ed ‘ishshàh (donna) sono “socio-psicologici” - ovvero alludono all’identità (psicologica) ed al ruolo (sociale) di genere dei componenti della prima coppia umana, e che gli autori biblici conoscevano già la differenza tra “genere” e “sesso” delle persone, tant’è vero che quando dovevano parlare proprio del sesso biologico, usavano appunto i termini zakar (maschio) e neqebah (femmina).

Quindi, il “genere” non è il grido di guerra di Satana, ma un concetto fondamentale anche per la teologia biblica (e la buona lingua ebraica, in ottima salute in Israele).

Riflessione 2: leggiamoci due brani evangelici, nella traduzione CEI riportata da http://www.maranatha.it/ – ricordando che, quando un discorso di Gesù viene riportato in due Vangeli distinti, gli esegeti hanno ben pochi dubbi sulla sua autenticità.
  • Matteo 10:11-15
[11] In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. 
[12] Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 
[13] Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. 
[14] Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 
[15] In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.
  • Luca 10:5-12
[5] In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 
[6] Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 
[7] Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 
[8] Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 
[9] curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 
[10] Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 
[11] Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 
[12] Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
Questo discorso è retoricamente più efficace (e Gesù era un grande oratore!) se il peccato di Sodoma e Gomorra era una trasgressione sessuale, oppure il rifiutare l’ospitalità perfino agli inviati del Signore?

Gesù ed i suoi interlocutori erano convinti della seconda alternativa.

(fine)

Raffaele Ladu
Orgogliosamente ed umanisticamente ebreo
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale

I "reliquati" della propaganda nazista


Traduco l'articolo [1], che è abbastanza scioccante - anche per le ricadute sulle minoranze sessuali.

Raffaele Yona Ladu

Studio: la propaganda nazista ha lasciato nei bambini tedeschi un'impronta che dura per tutta la vita.


I ricercatori dicono che coloro che sono andati a scuola nel periodo nazista hanno ben maggiore possibilità di essere antisemiti, anche dopo che sono passati molti decenni.


Associated Press

Pubblicato il 16.06.2015 alle 10:22


La propaganda antisemitica ha avuto un effetto che dura per tutta la vita sui bambini tedeschi che sono andati a scuola nel periodo nazista, lasciandoli con ben maggiore probabilità di albergare opinioni negative sugli ebrei rispetto a coloro che sono nati prima o dopo, secondo uno studio pubblicato lunedì [15.06.2015].

I risultati indicano che i tentativi di influenzare gli atteggiamenti del pubblico sono efficaci soprattutto quando mirano ai giovani, specialmente se il messaggio conferma le credenze esistenti, dicono gli autori.

Dei ricercatori dagli USA e dalla Svizzera hanno esaminato delle indagini condotte nel 1996 e nel 2006, in cui si facevano agli interessati delle domande su diverse questioni, tra cui la loro opinione degli ebrei. Le indagini, note come le Ricerche Sociali Generali Tedesche, riflettevano le opinioni di 5.300 persone di 264 città e cittadine di tutta la Germania, consentendo ai ricercatori di apprezzare le differenze per età, genere, località.

Concentrandosi sugli intervistati che hanno espresso opinioni coerentemente negative sugli ebrei in diverse domande, i ricercatori hanno scoperto che quelli nati negli anni '30 avevano le opinioni più estremamente antisemitiche - anche decenni dopo la fine del dominio nazista.

"Non vuol dire solo che l'educazione nazista ha funzionato; vuol dire che se tu assoggetti le persone durante un regime totalitario nei loro anni formativi, ciò influenzerà il modo in cui opera la loro mente", ha detto Hans-Joachim Voth, dell'Università di Zurigo, uno degli autori dello studio.

"La cosa che colpisce è che [questo modo di pensare] dopo non se ne va".

Ma i membri del gruppo, sistematicamente indottrinato dal sistema scolastico nazista durante la dittatura di Adolf Hitler (1933-1945), ha mostrato anche evidenti differenze, a seconda che provenissero o meno da una zona in cui l'antisemitismo era già forte prima del nazismo. 

Per questo i ricercatori hanno confrontato l'indagine con i risultati delle elezioni, risalendo fino ai tardi anni '90 dell''800. Hanno scoperto che coloro che venivano da aree in cui i partiti antisemiti erano tradizionalmente forti avevano inoltre le opinioni più negative sugli ebrei.

"La misura in cui l'educazione nazista ha funzionato ha dipeso in modo cruciale sul se l'ambiente sociale in cui i bambini crescevano era già molto antisemita", dice Voth, "Ti dice che l'indottrinamento può funzionare, può durare per un tempo sorprendente, ma il modo in cui opera deve essere compatibile con qualcosa a cui la gente già crede".

Benjamin Ortmeyer, che conduce un centro di ricerca sull'educazione nazista all'Università Goethe di Francoforte, dice che le conclusioni dello studio sono "assolutamente plausibili".

"Il significato di questo tipo di propaganda non è stato veramente messo in luce", ha detto Ortmeyer, che non ha preso parte allo studio. "A confronto dei brutali misfatti dei massacratori nazisti, questo tipo di crimini, il lavaggio del cervello, è stato ampiamente ignorato".

Uno dei motivi, ha detto, è la difficoltà di far parlare i vecchi tedeschi della loro esperienza del periodo nazista. Mentre gli ebrei che sono sopravvissuti all'Olocausto rammentano vividamente le violenze verbali e fisiche subite a scuola per mano dei loro compagni, i tedeschi non ebrei perlopiù descrivono i loro anni di scuola come pacifici e divertenti.

Ortmeyer dice che gli educatori nazisti intrecciavano la propaganda semitica in ogni materia scolastica ed attività extrascolastica, dando perfino agli studenti dei "compiti" tra cui il cercare nei registri ecclesiastici i nomi delle famiglie ebree convertitesi di recente al cristianesimo. I risultati furono poi usati per redigere le liste degli ebrei da deportare nei campi di concentramento, facendo degli studenti complici involontari dell'Olocausto. 

C'erano alcune eccezioni, dice Ortmeyer, come la "Rosa Bianca" a Monaco ed i "Pirati della Stella Alpina" a Colonia - giovani gruppi di resistenza che si formarono ad onta della prevaricante propaganda nazista.

"Questi sono esempi importanti per i giovani d'oggi", dice.

Lo studio mostra inoltre che i tedeschi nati negli anni '20 avevano opinioni appena più antisemitiche di quelli nati negli anni '40 - anche se alcuni del gruppo dei più anziani dovrebbero essere andati a scuola durante il periodo nazista, mentre quelli del gruppo più giovane no. Gli autori suggeriscono che coloro che avevano opinioni estreme potrebbero non essere sopravvissuti alla guerra, vittime del loro entusiasmo per l'ideologia nazista. 

"Non possiamo provarlo, ma sembra probabile, a giudicare dalla struttura dei dati, che queste erano le classi che non furono chiamate alla leva, ma alla fine della guerra poterono arruolarsi volontariamente nelle Waffen SS. Ed ebbero un tasso di mortalità incredibilmente alto", dice Voth.

Siamo fra gli organizzatori del Verona Pride

Ore 15.45: Concentramento in via Santa Toscana (zona Porta Vescovo)
Scopri tutto il percorso:
https://goo.gl/RAS57O

A seguire, dalle 18.45 non-stop fino a notte inoltrata: VERONA PRIDE PARTY ai Bastioni in via Città di Nimes
L'unico party ufficiale del Pride del Nord-Est (diffidate dalle imitazioni!)

Ospite d'onore: Stuart Milk, Consigliere per i diritti civili di Barack Obama

Madrina della serata: Ivana Spagna

Conducono la Malagutti & FoX di Romeo in Love - Il video podcast GLBT*... Altro...



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Spesso associazioni del mondo GLBT hanno fatto da “scudo” e da “protezione” per le persone che le frequentano. L’ass. Lieviti non ha questo obiettivo poiché si è notato che ciò ha essenzialmente due aspetti negativi:
a) Chiude  con i contatti esterni (nel nostro caso verso etero gay lesbiche trans) .
b) Stigmatizza/classifica le persone che fanno parte del gruppo. Cioè “Se tu fai parte di quel gruppo allora sei bisessuale ed io non essendo bisessuale non ti frequento” .
Questo è discriminante.

L’associazione è rivolta a TUTTI senza distinzione di orientamento sessuale, sesso, razza, lingua, religione, opinione politica e condizione personale e sociale. Quindi BENVENUTI a tutti quelli che sono interessati a partecipare ai nostri incontri.

Il primo incontro pubblico dell'intergruppo LGBTQ* alla Knesset: c'eravamo





Ieri si è fatta la storia alla Knesset, il parlamento israeliano, con il primo incontro pubblico dell'intergruppo LGBT, concentrato sulle questioni trans (l'argomento del Pride di Tel Aviv di quest'anno), come mostra questa foto:



Grazie a [0], noi (io e Luigia) c'eravamo:



Abbiamo scattato le foto che i miei amici possono vedere in [2a] e [2b], e prossimamente metteremo online le registrazioni audio (non eccezionali, e non complete, diciamolo subito) dell'incontro (in ebraico e traduzione simultanea inglese eseguita dalla Knesset).

C'era oltre un quarto dei deputati presenti, che hanno parlato ed ascoltato, come potete inoltre leggere in [1].

L'evento è stato importante anche per me [Raffaele Yona Ladu] perché, vestendomi da donna mi sono letteralmente presentato alla "Knesset Yisrael = Assemblea d'Israele" come lesbica transgender.

In Italia non sarebbe stato in alcun modo possibile: soltanto una persona trans si rende conto della crudeltà implicita in queste parole del regolamento della Camera dei Deputati [vedi 3]:
Agli uomini è inoltre richiesto di indossare giacca e cravatta.
La discriminazione è evidentissima a chi non abbia gli occhi bendati dall'eteronormatività, ritengo offensivo per l'intelligenza del lettore doverla spiegare nuovamente qui [vedi eventualmente 4], tantopiù che in Israele l'hanno capita pure i ragazzini di ogni genere - e nessun deputato dichiaratamente LGBT ha mai pensato di rimuoverla. E da queste persone ci aspettiamo qualcosa di diverso dallo status quo.

In Israele invece le poche cose che sono vietate a chi fa visita alla Knesset sono elencate in [5]; in questi divieti non c'è discriminazione di genere, anche se secondo me (che sono naturista) sono ingiustificati.

Ed infatti Israele esporta tecnologia in America, l'Italia importa omo-bi-transfobia dalla Russia.

Raffaele Yona Ladu