L'omogenitorialità ha vinto


L'articolo [1] spiega chiaramente che il nuovo Regolamento delle Forme di Assistenza dell'Ente Nazionale Previdenza ed Assistenza per Psicologi riconosce un contributo economico ai neogenitori, anche se in coppia omosessuale.

Questo perché
Il nuovo titolo del Regolamento di assistenza non fa distinzioni circa il sesso dei genitori cui spetterà l’assegno disposto dall’Ente, "allineando così le disposizioni dell’Ente ai risultati delle ricerche, ormai acquisite da anni dalla comunità scientifica, circa la normalità dei diversi orientamenti di genere", si legge in una nota dell'Enpap.Gli iscritti "potranno ricevere un contributo nel momento in cui diventano genitori, indipendentemente dalla loro appartenenza di genere o dal loro orientamento sessuale. Questo contributo sarà cumulabile con l’eventuale indennità di maternità", spiegano Felice Torricelli e Federico Zanon, rispettivamente presidente e vice presidente dell'Enpap.
In Italia i "terapeuti riparatori" non sono ancora stati perseguiti con la giusta severità dall'Ordine degli Psicologi (che in altri paesi li espelle senza riguardi) e dalla Magistratura (che in New Jersey li processa per frode in commercio); ma il regolamento dell'ENPAP li mette nell'imbarazzante situazione di contribuire, con i contributi che devono obbligatoriamente versare, a sostenere i colleghi che fanno proprio ciò contro cui tuonano: l'essere genitori in coppia omosessuale o con una persona transessuale/transgender.

Se ci credessero veramente alla loro omofobia, bifobia, transfobia, loro lascerebbero immediatamente l'ordine per non essere obbligati a sostenere pecuniariamente un causa a cui non credono!

Ci sono molti lavori onesti alla portata di un ex-psicologo. Ne cerchino uno.

Raffaele Yona Ladu

Grande conquista per le persone trans


La Suprema Corte di Cassazione, con la Sentenza 8097/2015, ha stabilito che, se un uomo ed una donna si sposano, ma durante il matrimonio uno dei due cambia sesso anagrafico, il matrimonio non può essere sciolto d'ufficio, contro la volontà degli sposi.

Questo perché non si può far passare una coppia, contro la sua volontà, dal massimo della tutela (il matrimonio) a nessuna tutela; se e quando il parlamento approverà una disciplina delle unioni civili aperta alle coppie del medesimo sesso, allora il matrimonio potrà essere convertito in siffatta unione.

Le "due Alessandre", in quanto ambo i coniugi ora si chiamano Alessandra, sono state assistite dalla Rete Lenford, la quale fa notare che la sentenza, praticamente obbligata dopo la Sentenza 170/2014 della Corte Costituzionale, confuta la dottrina per cui il matrimonio debba essere necessariamente tra uomo e donna.

Ed il bene principale del matrimonio, aggiungo io, sta nel rapporto tra i coniugi: è in nome dell'affetto tra i due che la Corte di Cassazione ha stabilito che il matrimonio non si può sciogliere se i due non lo vogliono.

Considerato inoltre che sempre più tribunali italiani consentono la rettificazione anagrafica del sesso anche in mancanza della castrazione del ricorrente - anche a seguito di una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani, possiamo ora dire che ora occorre scegliere tra due strategie.

La prima è quella di portare avanti il progetto di legge Cirinnà - il quale però istituzionalizzerà la discriminazione tra eterosessuali cisgender e non eterosessuali/non cisgender, e trasformerà il matrimonio tra le due Alessandre in unione civile, con conseguenze al momento imprevedibili.

La seconda è affossare il progetto di legge, far notare che la sentenza della Cassazione mostra che il matrimonio non ha alcun significato metafisico, ma è un semplice rapporto tra due persone il cui sesso biologico e genere anagrafico è irrilevante, ed esigere il matrimonio egualitario - nel frattempo nessuno, e non certo le due Alessandre, ci rimette.

Avrete capito che io favorisco la seconda soluzione.

Raffaele Yona Ladu

Massimo Gandolfini ha gettato la maschera

[1] 'Suicidi gay? Spingiamoli all'eterosessualità' La strana teoria del neurochirurgo anti gender

Massimo Gandolfini, uno degli intellettuali di riferimento delle Sentinelle in Piedi, ha gettato la maschera: dopo aver cincischiato alquanto, ha alla fine detto che per lui l’omosessualità è sintomo di un disagio identitario, e che lo scopo dell’educazione non è aiutare un ragazzo a scoprire il proprio orientamento sessuale (ed a rispettare quello altrui), ma correggere il presunto “disagio identitario”.

In una parola, l’omosessualità è una malattia bella e buona, e l’unica cosa che si può farne è guarirla, non certo rispettarla. E tutto questo sebbene dal 1973 in tutto il mondo molte persone come Gandolfini cerchino di ripatologizzare l’omosessualità, senza essere mai riuscite a produrre prove convincenti della sua morbosità – sono passati 42 anni, e si può ritenere l’impresa ormai disperatamente inutile.

La proposta di legge Scalfarotto nasce dalla strategia del movimento gay americano, che, affascinato dal successo del movimento dei diritti civili dei neri, ha fatto delle persone gay una specie di “etnia”, con la differenza rispetto alle altre etnie che di solito un omosessuale non è figlio di omosessuale.

In Europa si è aggiunto il ricordo della Shoah e delle persecuzioni che i nazisti hanno inflitto sia agli ebrei (ed ai rom, ecc.) che agli omosessuali, e questi ultimi hanno guardato agli ebrei come ad un modello di “minoranza di successo”, che dall’annientamento di 1/3 di loro (6 milioni su 17) durante il nazismo sono passati ad essere una minoranza rispettata, autorevole, e pure con uno stato (bello, ma di cui vanno migliorate molte cose).

È stato inevitabile per Scalfarotto ispirarsi alla Legge Mancino, che tutela soprattutto la minoranza ebraica in Italia; ma chi si oppone a questa legge non vuole riconoscere alle persone LGBT il diritto di considerarsi una minoranza (quasi-)etnica, e pian piano sta ammettendo di ritenerle malate da curare. Gli oppositori non si ritengono portatori di un’opinione, ma della verità assoluta, e negano ogni legittimità all’esperienza vissuta delle persone LGBT, che pure smentisce questa presunta verità.

Ci ritroviamo di fronte al principale dei difetti del cristianesimo: il fatto che il pluralismo in esso sia considerato un accidente della storia, che si risolverà alla fine dei tempi, non una caratteristica del creato prevista sin dal principio e destinata a perdurare anche nell’era messianica – come per gli ebrei.

Per i cristiani l’annuncio del regno di Dio sarà dato dalla scomparsa degli ebrei – perché si saranno tutti convertiti al cristianesimo; per gli ebrei i cristiani e tutti i non ebrei in genere continueranno ad esistere anche nell’era messianica, e ne godranno i frutti.

Allo stesso modo, per gli eteronormativi le persone LGBT sono una patologia individuale e sociale che deve scomparire; per le persone LGBT gli eterosessuali continueranno a vivere felici anche quando le persone LGBT saranno pienamente tutelate.

Non è colpa mia se l’interpretazione ufficiale del cattolicesimo (che basta, malgrado l'opposizione di valdesi, luterani, ed altri riformati, a renderla l’interpretazione maggioritaria del cristianesimo) è fortemente eteronormativa e rende il paragone perfettamente azzeccato.

Nel mio paragone gli eteronormativi giocano lo stesso ruolo degli antisemiti: i secondi negano che gli ebrei possano godere dei medesimi diritti dei gentili, i primi negano che le persone LGBT siano eguali alle etero.

Raffaele Yona Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale

Come sfasciare un esercito

[1] In Brief to Justices, Former Military Officials Support Same-Sex Marriage

L'articolo [1] riferisce un'argomentazione molto curiosa presentata alla Corte Suprema USA in favore del matrimonio egualitario, nella forma dell'"amicus brief" (memorandum di una parte non direttamente coinvolta).

Il "brief = memo" è stato presentato, attraverso lo studio legale Sidley Austin, da un gruppo di ufficiali delle forze armate americane in congedo, i quali osservano che uno dei problemi creati dalla situazione americana - in cui ci sono stati che riconoscono il matrimonio egualitario, ed altri che lo rigettano - è che, mentre un dipendente del settore privato può rifiutare il trasferimento in uno stato in cui il proprio matrimonio non viene riconosciuto, un militare non può proprio!

Il risultato è che si crea un conflitto tra il dovere verso il paese, il Presidente ed i commilitoni, ed il dovere verso la famiglia, il coniuge ed i figli. Poiché oltretutto un militare viene trasferito con molta più facilità di un civile, questo dissuade persone che sarebbero onorevoli e valorosi soldati dall'arruolarsi, e nuoce alla disponibilità delle truppe a recarsi dove lo esige la nazione, ed ovviamente al loro morale.

L'articolo riferisce di un altro "amicus brief" simile, presentato da sostenitori delle persone LGBT nelle forze armate attraverso lo studio legale Chadbourne & Parke; anche questo "brief" osserva che, poiché nessuna coppia legalmente sposata vorrebbe rischiare di essere trasferita in uno stato in cui il suo matrimonio cessa di esistere, l'attuale situazione a macchia di leopardo rende difficile alle forze armate americane arruolare e mantenere nei ranghi persone d'onore e di valore - tantopiù che la leva militare negli USA è stata abolita già nel 1973.

Inoltre, per quanto autoritarie siano le forze armate di qualsiasi paese, un limite all'arbitrio viene posto dall'esigenza di dimostrare che tutti i soldati sono trattati egualmente, altrimenti il morale viene compromesso; ma i soldati eterosessuali non rischiano quello che rischiano i loro commilitoni omosessuali, ovvero di venire assegnati ad una base in cui il loro matrimonio non vale nulla.

E non rischiano che, se muoiono in servizio, al loro coniuge non arrivi nemmeno la comunicazione ufficiale di aver perso il loro caro, in quanto il rapporto coniugale tra i due è svanito nel nulla perché sono finiti dalla parte sbagliata di un confine di stato.

E non rischiano di scoprire che, se due soldati sono marito e moglie, possono sempre chiedere di essere sepolti l'uno accanto all'altro in un cimitero militare; ma se sono marito e marito, o moglie e moglie, dipende dalla legge dello stato in cui sono in servizio.

Ed il problema non riguarda solo le esequie; tutti i benefici per i coniugi ed i superstiti dei soldati americani in congedo erogati dalla Veteran Administration sono condizionati al riconoscimento della validità del matrimonio da parte dello stato in cui il soldato risiedeva al momento del matrimonio: la vedova di una soldatessa in congedo che risiedeva in California al momento del matrimonio ha una pensione ed un'assistenza sanitaria (non di eccelsa qualità, lo sappiamo) che il vedovo di un soldato in congedo che risiedeva in Texas non si sogna nemmeno!

Ed anche in casi meno tragici (come la pensione di invalidità per il coniuge, oppure la garanzia federale per un prestito od un mutuo a favore del coniuge, la quale può far crollare il tasso d'interesse applicato), si ha un'ingiustificata disparità di trattamento: chi risiedeva in Ohio non ha i diritti di chi risiedeva nel Massachussets!

Sono tutte cose che rovinano un esercito, ed anche se Obama è Premio Nobel per la Pace 2009, di un esercito efficiente ha tuttora bisogno; nuocciono certamente alla NATO, e sarebbero un ostacolo alla creazione di un esercito europeo, ora accantonata, ma che sarà l'inevitabile corollario della nascita dell'unione politica europea.

Chissà che pensano dei problemi dei soldati omosessuali americani (non solo maschi) coloro che fanno parte degli ordini degli psicologi e dei medici pur sostenendo la colossale sciocchezza che un uomo diventa omosessuale perché non si sente all'altezza del ruolo maschile che la società gli impone!

Raffaele Yona Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale

Obama vuole bandire le terapie riparative sui minori negli USA

[1] Petition Response: On Conversion Therapy

Barack Hussein Obama, 44° Presidente degli USA, ha annunciato in [1] l'8 Aprile 2015 che intende bandire le terapie riparative a danno dei minori.

Ottimamente!

Raffaele Yona  Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale

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