Vincoli affettivi e reazionari cattolici





Devo tornare sulla conferenza della Gran Guardia in cui Giancarlo Cerrelli, vicepresidente nazionale dell'Unione Giuristi Cattolici, ha avuto modo di sproloquiare ad abundantiam, e su cui sono già intervenuto in [1] e [2].

Avevo già ricordato che egli disse che l'amore non può fondare una famiglia, perché non è rilevante per il diritto, in quanto non è valutabile.

Purtroppo [3], all'articolo 4, recita:
Art. 4. Famiglia anagrafica 
1. Agli effetti anagrafici per famiglia si intende  un  insieme  di persone  legate  da  vincoli  di  matrimonio,  parentela,  affinita', adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi  dimora abituale nello stesso comune.
2. Una famiglia anagrafica  puo'  essere  costituita  da  una  sola persona.
Il corsivo è mio, ed evidenzia che Cerrelli ha detto una colossale sciocchezza, e che i sentimenti per il diritto sono importanti, ed il commento che si trova in [4] spiega come.

Per giunta, il libro citato in [5] afferma, citando [6], che questa definizione risale già al 1954. Vi riporto il brano interessante di [6]:
Al censimento del 1951 la famiglia venne definita come l’insieme di persone abitualmente conviventi, legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, affiliazione, tutela o da vincoli affettivi, nonché per coloro che convivono con esse per ragioni di ospitalità, servizio, lavoro. “La famiglia può essere costituita anche da una sola persona sia che viva da sola, sia che viva in casa d’altri purché a titolo di semplice coabitazione. Più nuclei familiari coabitanti ma non conviventi, cioè con economie separate, costituiscono altrettante famiglie”. E ancora “una persona non cessa di appartenere alla famiglia quando ne sia assente temporanea, purché la ragione dell’assenza faccia presumere il ritorno di tale persona”.
La definizione adottata nel 1951 resterà valida nei tre censimenti successivi ed è divenuta la base per la definizione della “famiglia anagrafica” nel regolamento di esecuzione della legge anagrafica del 1954, dove all’articolo 2 essa è definita come “un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela affinità, adozione, affiliazione, tutela o da vincoli affettivi coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune, che normalmente provvedono al soddisfacimento dei bisogni mediante la messa in comune di tutto o parte del reddito di lavoro o patrimoniale da esse percepito. Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona la quale provvede in tutto o in parte con i propri mezzi di sussistenza al soddisfacimento dei bisogni individuali. Fanno parte della famiglia anche le persone addette che, a qualsiasi titolo, convivono abitualmente con la famiglia stessa”. 
Successivamente, a seguito dell’approvazione del nuovo regolamento anagrafico (D.P.R. 30 maggio 1989 nr. 223) venne eliminato dalla definizione di famiglia il vincolo economico, ossia la messa in comune di tutto o in parte del reddito percepito, fermo restando la condizione di coabitazione e del legame esistente tra gli individui quale matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o vincoli affettivi. Tale definizione rimarrà valida in tutti i censimenti successivi.
Come vedete, non solo Cerrelli si permette il lusso di dire panzane di fronte a centinaia di persone ed alcune videocamere, ma il movimento LGBT, quando adotta lo slogan "È l'amore che crea una famiglia", non fa che ispirarsi al diritto italiano, nell'assetto che ha dal 1954 in poi.

Cerrelli non vuole impedire l'estensione di alcuni diritti fondamentali alle persone LGBT, vuole togliere diritti anche alle persone eterosessuali. E senza dirlo!

Ed il modo in cui conduce la sua polemica è nocivo anche agli stessi cristiani, non solo ai cattolici. Prendiamo ad esempio Giovanni, 3:16 [traduzione Nuova Riveduta - corsivo mio]:
Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Questo versetto è uno dei fondamenti della fede cristiana - se Cerrelli dichiara che l'amore non è valutabile, allora sta diffidando i suoi ascoltatori dal prenderlo sul serio.

È cristianesimo questo? È un'argomentazione degna del vicepresidente dell'Unione Giuristi Cattolici? Gli anglosassoni direbbero che lui si è tagliato il naso per far dispetto alla faccia - e gli italiani sono più schietti!

Raffaele Yona Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale