Insozzare il nome di counselor

[1] http://omosessualitaeidentita.blogspot.it/2011/07/normal-0-14-false-false-false-it-x-none.html

Dopo aver incontrato la pagina [1], ho cominciato ad indagare su Janelle Hallman, la donna di cui si tessono le lodi, ed ho scoperto delle cose poco edificanti - che riguardano, più che lei personalmente, il sistema in cui opera, e che degli sprovveduti (a dir poco) vorrebbero importare in Italia.

Janelle Hallman è una Licensed Professional Counselor (LPC) con sede a Denver, Colorado; è quindi abilitata alla psicoterapia, ma c'è una bella scappatoia nella normativa del Colorado sugli LPC, che qui vi traduco:
REGOLA 17 - Esenzione per il ministero religioso
(a) Quando si rivendica un'esenzione dalla giurisdizione del Consiglio asserendo che si stava praticando un ministero religioso, il Consiglio considererà dei fattori, tra cui quelli sottoelencati, che presi nel loro insieme e nel contesto del caso in questione, tenderebbero ad indicare ragionevolmente che la persona che chiede l'esenzione era impegnata nella pratica di un ministero religioso. Prima di agire su un reclamo, il Consiglio considererà i seguenti  fattori  ed altre informazioni che indicano che la persona che rivendica l'esenzione non era impegnata nella pratica di un ministero religioso al momento della presunta violazione della legge. Se il Consiglio determina che vale quest'esenzione, e che il professionista stava praticando un ministero religioso, il Consiglio non avrà giurisdizione per agire ulteriormente sul reclamo. 
(b) Nel determinare se c'è stata o meno pratica della psicoterapia, il Consiglio analizza le attività e la natura fondamentale dell'interazione tra le persone coinvolte. L'analisi si concentra su quello che è accaduto, su come è accaduto e perché è accaduto.
(c) Fattori.
(1) Se il cliente o tutore legale avevano ricevuto l'avviso od avevano ragionevolmente compreso che la terapia in questione era parte di una pratica/ministero religioso. 
(2) Se il cliente o tutore legale stava cercando di ricevere terapia da un'organizzazione religiosa a cui il reclamante era mai appartenuto.
(3) Se esisteva un accordo scritto oppure una rivelazione che affermava che la terapia in questione era parte di una pratica/credenza religiosa. 
(4) Se i servizi terapeutici erano condotti in un luogo di culto oppure in un immobile appartenente ad un'organizzazione religiosa.  
(5) Se il fornitore dei servizi terapeutici normalmente si presentava come un funzionario religioso che praticava il counseling come parte di un ministero religioso. 
(6) Se i servizi terapeutici erano parte di una relazione in corso nata perché il fornitore è il consigliere spirituale del cliente.  
(7) Se il fornitore dei servizi terapeutici gode di un ruolo di fiducia all'interno di un'organizzazione religiosa. 
(8) Se il fornitore dei servizi terapeutici fa pubblicità alla psicoterapia al pubblico generale chiedendo un onorario. 
(9) Se il fornitore dei servizi terapeutici chiede un onorario o si aspetta/esige donazioni, offerte, decime, ecc. 
(10) Se i servizi terapeutici forniti sono basati su un orientamento o punto di vista religioso. 
(11) Se il fornitore impegnato nella pratica dei servizi terapeutici è responsabile o soggetto ad una qualsiasi organizzazione o persona religiosa per i misfatti od atti di negligenza. 
(12) Se il fornitore di servizi terapeutici è membro di un'organizzazione religiosa riconosciuta dall'Internal Revenue Service. Se l'organizzazione gode dell'esenzione fiscale per l'articolo 501(C)(3). 
(13) Se il fornitore di servizi terapeutici ha una formazione teologica, od in qualsiasi altro campo, area o specialità legata allo studio di un orientamento religioso o spirituale. 
(14) Se il servizio fornito era in un setting di pratica privata. 
(15) Se il fornitore dei servizi terapeutici ha una dichiarazione di missione religiosa od una dichiarazione che identifica le opinioni o credenze religiose dell'organizzazione o della persona, se il fornitore non è responsabile verso un'organizzazione o persona religiosa riconosciuta. 
(16) Se il fornitore di servizi terapeutici è riconosciuto dai consumatori come un ministro religioso od un guaritore spirituale.
Janelle Hallman dichiara qui che il suo "non è soltanto un altro centro di counseling cristiano", ma che "noi vediamo echi di Dio in ogni vita individuale", e che "noi abbiamo la passione di mostrare ad ogni essere umano l'accettazione incondizionata e la cortesia che merita in quanto persona unica e speciale creata ad immagine di Dio", aggiunge che "Janelle ha raccolto altri esperti counselor cristiani ..." ed infine parafrasa (più che citare) Abacuc 3:19; si può perciò dire che alcuni dei fattori che indicano che la sua, più che psicoterapia, è pratica religiosa, sono già chiaramente visibili.

La prova piena viene data però da Desert Hope Ministries, una congregazione religiosa che gode dell'esenzione fiscale ai sensi dell'articolo 501(C), che qui dichiara esplicitamente di essere stata "inizialmente formata per fornire una base di supporto ed una copertura per le conferenze, gli interventi, i ritiri, le risorse e la propaganda missionaria di Janelle Hallman".

Immagino perciò che il cliente non possa adire il Consiglio dello Stato [del Colorado] degli Esaminatori dei Licensed Professional Counselor in caso di violazioni della deontologia professionale, in quanto è evidente che da Janelle Hallman non si fa psicoterapia laica, ma pratica religiosa.

È molto pericoloso uno psicoterapeuta lasciato senza controllo - come disse Lord Acton, "il potere tende a corrompere, ed il potere assoluto corrompe assolutamente".

La "scappatoia" non c'è solo in Colorado: secondo quest'articolo di LGBTQNation, l'Assemblea dello Stato [la Camera Bassa del Parlamento] di New York ha approvato il 16 Giugno 2014 un disegno di legge che vieta le terapie riparative sui minori (ora il disegno di legge è all'esame del Senato).

Questo divieto non varrà per i ministri del culto, e, come potete vedere, non sarà eccezione di poco conto, perché è molto facile in America fondare una congregazione religiosa di cui si è il ministro - e chi pratica terapie riparative si è certamente già messo al riparo.

Due cose ho inoltre notato, indagando su come si intende negli USA in generale ed in Colorado in particolare la professione di counselor.

La prima è che esiste in America un'American Counseling Association, che è appunto la principale organizzazione dei counselor del paese (sebbene non sia obbligatorio iscriversi ad essa per praticare), la quale già nel 1998 aveva preso posizione contro le terapie riparative - lo ha recentemente ribadito di fronte al Partito Repubblicano del Texas, che ha deciso di far morire di vergogna i suoi elettori sostenendo queste sciocchezze. Janelle Hallman non si dichiara iscritta a quell'associazione, e non vedo come potrebbe esservi ammessa.

La seconda è che ogni tanto sento paragonare l'omosessualità all'alcolismo - l'ultimo che ci ha provato è stato il governatore repubblicano del Texas Rick Perry (che ha in seguito ritrattato). Sulle prime avevo pensato che si trattasse solo di omofobia, per giunta del tipo più stupido, perché di quella che viene comunemente chiamata "dipendenza sessuale" si sa ancora troppo poco per usarla come categoria diagnostica, ed il DSM-5 considera il "disturbo ipersessuale" come un costrutto ancora da indagare - perciò, non conviene a nessuno finora paragonare un comportamento sessuale ad una dipendenza, ed è bene invece ricordare che le parafilie sono un'altra cosa.

Però, indagando sul counseling in Colorado, ho scoperto che esistono lì anche gli Addiction Counselors = Counselor per le Dipendenze, divisi in tre livelli (vedi qui) - il corso di formazione per i primi due livelli è aperto a chi ha un diploma di scuola superiore, e per il corso di formazione per il terzo livello basta una laurea breve.

Il tremendo sospetto che mi è venuto è che classificare l'omosessualità come una "dipendenza" sia un tentativo nemmeno troppo nascosto di aprire a questi counselor poco qualificati (chi parla male dei licei italiani non conosce quelli americani) e probabilmente sottopagati il mercato delle "terapie riparative".

Quello che temo è che questi counselor poco qualificati possano così essere "comprati" e convinti a diventare gli alfieri delle "terapie riparative". Persone più qualificate si guarderebbero bene dal farsi coinvolgere in una cosa del genere. Come diceva mia madre, "i debiti si pagano sempre, la vergogna non si espia mai".

Queste cose le fanno soprattutto due categorie sociali a caccia di legittimazione: i demagoghi e coloro che devono dimostrare di aver lasciato il mondo omosessuale.

Carlo Ginzburg, nel suo libro Storia notturna. Una decifrazione del sabba, avverte che le confessioni estorte con la tortura rivelano le ossessioni degli inquisitori, non le conoscenze e le credenze degli imputati. Lo stesso si può dire di chi getta fango sul suo passato descrivendolo in modo inverosimile.

Io mi sento in dovere di mettere le persone in guardia dalle terapie riparative - e penso che molti italiani che le propongono non si rendono conto del sottobosco americano in cui si sviluppano.

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale