Un'esperienza mafioso-queer

[1] http://www.pbs.org/wgbh/americanexperience/features/general-article/stonewall-mafia/

[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Stonewall_riots

[3] http://tps.cr.nps.gov/nhl/detail.cfm?ResourceId=-1888210723&ResourceType=Site

[4] http://liberaverona.wordpress.com/

[5] http://lieviti.wordpress.com/2013/10/01/volantino-per-libera-verona/

Il mito di fondazione del movimento LGBTQ* (Lesbico, Gay, Bisessuale, Trans, Queer, eccetera) sono i tumulti di Stonewall Inn, avvenuti il 28 Giugno 1969, quando la polizia newyorkese irruppe in quel locale di Greenwich Village, ed incontrò una violenta resistenza da parte dei clienti.
 
Cosa poco nota, soprattutto in Italia, è che quel locale era in mano alla mafia e, secondo [1] e [2], le cose andavano così: i rapporti omosessuali erano leciti a New York, ma la State Liquor Authority = Agenzia Statale degli Alcolici (SLA) considerava i bar che servivano apertamente alcolici a persone gay “luoghi turbolenti”, oppure “luoghi in cui la clientela pratica abitualmente l’illegalità”; per la SLA questo era motivo sufficiente per revocare la licenza o non concederla. E la polizia compiva spesso delle retate nei locali che riuscivano a rimanere comunque aperti.
 
Pur con motivi assai meno nobili (l’alcol è una piaga sociale, i rapporti omosessuali non fanno male a nessuno, ed i rapporti omoaffettivi meritano riconoscimento giuridico al pari di quelli eteroaffettivi), si era creata una situazione simile al proibizionismo di quarant’anni prima, e la mafia pensò bene di approfittarne, mettendosi a gestire i locali gay della città.
 
Lo Stonewall Inn ora è un monumento nazionale ([3]); nato come un bar-ristorante di poche pretese e scarsi guadagni rivolto alla clientela generale, fu acquistato nel 1966 da Tony Lauria, detto Fat Tony = Tony il grassone, della Famiglia mafiosa Genovese, che con poca spesa ne fece un bar gay.
 
La gestione di quel locale era purtroppo un esempio di come lavorava (e lavora tuttora) la mafia: la prima cosa che fece Fat Tony fu il corrompere il Sesto Distretto di Polizia di New York con 1.200 dollari al mese.
 
Questo permise a Fat Tony di violare impunemente le norme di igiene e sicurezza: non c’era l’uscita di emergenza, e non c’era l’acqua corrente – questo significava che i bicchieri si sciacquavano in delle tinozze la cui acqua si cambiava solo una volta ogni tanto. Diverse associazioni dei diritti dei gay ritengono che questa deliberata trascuratezza abbia provocato un’epidemia di epatite tra i clienti del locale nel fatidico anno 1969.
 
Gli alcolici erano di pessima qualità (si sussurra che fossero rubati o contrabbandati), venivano annacquati e serviti a prezzi da locale e bevanda di primissima qualità. Ma, si dice, non era questo l’aspetto più lucroso del commercio: i dipendenti dovevano individuare i clienti danarosi e “velati”, in modo che li si potesse ricattare.
 
Per ridurre i controlli, il locale figurava come un club privato; gli avventori dovevano superare l’esame del “buttadentro” (che sapeva che la polizia, che la faccia la doveva pure salvare, qualche retata ogni tanto la organizzava ad onta delle mazzette), pagare anticipatamente un paio di consumazioni per 3 dollari, e firmare un registro (molti nomi erano in realtà falsi) per dare ad intendere che erano tutti soci del club.
 
Come ho già scritto, ad onta delle mazzette le retate erano un fatto della vita in quei locali; Fat Tony teneva il grosso degli alcolici fuori dal locale, per evitarne la confisca, ed era pronto a riaprire il locale altrove in pochi giorni intestando la licenza ad un nuovo prestanome. Ed infatti, poco dopo i tumulti di Stonewall Inn, il locale fu venduto e pochi mesi dopo chiuso dalla Mafia.
 
Da ciò due cose abbiamo imparato, come movimento LGBTQ* in generale e come Gruppo Lieviti in particolare:
  • L’eterosessismo, padre dell’omofobia, non fonda una società, ma la sgretola;
  • La mafia non è mai una soluzione.
La versione originale di questo post, un volantino da distribuire ad un'assemblea di Libera Verona [4] è stata salvata in [5], e da lì si può scaricare.
 
Raffaele Ladu