Il gender spiegato ad un cattolico gay

Questo comunicato stampa sullo spiacevole convegno che si terrà a Verona il 21 Settembre 2013 ha creato delle perplessità in un mio amico gay cattolico; volendo rispondergli, mi sono accorto di aver scritto troppo per una risposta privata, ed ho deciso allora di fare invece un post sul blog di Lieviti.

Abbiamo aderito al comunicato stampa contro quel convegno non solo perché sosteniamo le teorie di genere, ma anche per i motivi seguenti.

Innanzitutto, i promotori hanno esplicitamente dichiarato che il convegno serve a contrastare i tentativi di dare dignità e diritti alle persone omosessuali, per esempio attraverso una legge contro l’omofobia.

Il dossier redatto sui relatori e che si trova nel comunicato stampa serve ad evidenziare qual è il loro progetto politico. Particolarmente fastidiosa per me è Chiara Atzori, non solo perché il cognome fa pensare ad un’origine sarda (ho il difetto di pensare che chi più mi somiglia meglio si deve comportare), ma anche perché il “buonsenso medico” dice che è più difficile contrastare la diffusione delle malattie che si contraggono in modo clandestino e vergognoso di quelle che si contraggono alla luce del sole.

La PPE va fatta entro 72 ore dal temuto contagio
Senza contare che il problema non è (e non dovrebbe essere) che tipo di partner si desidera, ma la rischiosità di quello che si fa con l*i. Inoltre, è possibile sradicare il virus HIV se si interviene con la PPE entro poche ore dal temuto contagio, ma chi viene paralizzato dal timore della riprovazione sociale può perdere tempo prezioso e trovarsi costretto ad ospitare il virus per la vita intera anziché risolvere il problema rapidamente e definitivamente.

In realtà il problema è che queste persone non riescono (perché non vogliono) a disfarsi del paradigma per cui il comportamento omosessuale attira sciagure da parte dell’Eterno, su colpevoli ed innocenti insieme, per cui la società deve assolutamente reprimerlo o quanto meno dissociarsene. Infatti non si capirebbero altrimenti delle curiose contraddizioni nelle posizioni espresse da queste persone.

Per esempio, se io fossi omosessuale e convinto che la mia omosessualità è una malattia, ed uno mi dicesse: “Curati!”, gli risponderei: “Supponi che io abbia il viso deturpato, e che anche un chirurgo di media abilità sia capace di darmi un aspetto normale o quasi. Mi obbligheresti ad operarmi solo perché ti dà fastidio il mio aspetto?” Ovviamente questi risponderebbe di no, che sono io che devo scegliere che fare della mia salute, e che finché una mia malattia non nuoce a nessuno, nessuno mi può obbligare a curarla.

Il Dottor Stranamore
Ma per queste persone le cose non sono così semplici: sono convinte che l’Eterno ha un senso morale tanto peggiore del nostro da fargli distruggere un paese solo perché non punisce le persone omosessuali al Suo posto. L’immagine che hanno dell’Eterno è quella di una “macchina della fine del mondo” come quella del film “Il Dottor Stranamore”: basta una qualsiasi esplosione nucleare per provocare la piena rappresaglia, senza la possibilità di modulare la risposta a seconda delle circostanze, perché quella macchina non è un essere umano.

Inoltre, l’immagine che danno delle “teorie del gender” è spesso abbastanza disonesta. Non sono un esperto, anche se ho provato a divulgare qualcosa. Innanzitutto, mi sembra chiara la differenza tra il “sesso” ed il “genere”: sesso è la condizione corporea, genere il ruolo sociale - ed i ruoli sociali variano a seconda dei tempi e dei luoghi.

Il simbolo degli intersessuati
Il problema è questo: è venuto prima il “genere” od il “sesso”? Michel Foucault osservò che fino al 19° Secolo si accettava l’esistenza delle persone che ora si chiamano “intersessuate”, ovvero con organi genitali ambigui; quando però la società volle standardizzare i modi di esistere (l'eguaglianza dei diritti per gli ebrei, la redazione del Codice Napoleonico e l'invenzione del Sistema Internazionale sono stati solo gli aspetti più positivi di questa standardizzazione), e la chirurgia divenne capace di allineare i corpi ai ruoli sociali, nacque l’esigenza di rendere tutte le persone o maschi o femmine.



Queste signore con la Sindrome di Morris sono cromosomicamente maschi
E questo prima che venissero scoperti i cromosomi sessuali – grazie ad una serie di studi avvenuti tra il 1891 ed il 1905. Va anche detto (vi si accenna alla fine di questa pagina) che l’assegnazione di una persona al sesso maschile o femminile non si basa sui cromosomi sessuali (avete mai visto un ostetrico fare un esame genetico su un neonato?), ma sul criterio molto semplice mostrato dall'immagine qui sotto, tratta da una pagina transessuale.

Il fallometro che sogna ogni ostetrico
Se il "coso" è lungo meno di 0,9 centimetri, viene considerato clitoride, se di più di 2,5 centimetri, pene; l'intervallo tra le due misure è quello che dà all'ostetrico un margine d'arbitrio nel determinare il sesso del neonato - e prescrivere delle "operazioni cosmetiche" per adeguare i genitali del bimbo al sesso prescelto.

Va detto che l'intersessualità spesso comporta malformazioni all'apparato urinario che impongono un intervento chirurgico d'urgenza; quello che qui si contesta è un intervento a solo scopo estetico che può danneggiare irreparabilmente la funzione sessuale del bimbo, e le associazioni di intersessuali chiedono in questi casi di aspettare che il bimbo sia diventato adulto e possa decidere se e come intervenire. 

Il dio degli eterosessisti, Priapo
Si potrebbe dire che nella nostra società è stato l’avere due generi che ha portato a determinare due sessi. Il versetto biblico “Maschio e femmina Dio li creò” (Genesi 1:27) è stato interpretato non come una constatazione, ma come una prescrizione, e bisogna chiedersi se obbedire a questa prescrizione, forzando tutti nel sesso maschile o femminile, è biblicamente corretto e necessario.



Michel Foucault (1926-1984)
Non è vero che le teorie del gender astraggono completamente dal dato corporeo – credo che lo pensasse Michel Foucault, ma Judith Butler, l’attuale capofila delle teorie di genere, dice di no: nel suo libro “La disfatta del genere” cita il caso di David Reimer, nato maschio, “convertito” in femmina dopo essere stato accidentalmente castrato, e che non adottò mai un’identità di genere femminile, nemmeno prima di sapere che cosa gli era successo. Il corpo è un limite ai generi che si possono imporre ad una persona.





Judith Butler (1956-vivente)
E non è nemmeno vero che per la Judith Butler il genere è una cosa che si può scegliere come si sceglie un abito da indossare quando ci si alza dal letto: il genere è indispensabile perché il soggetto esista e sia comprensibile perfino da se stesso. Non esiste una persona neutra che adotta un’identità di genere, perché senza il genere il soggetto non si dà – mi spiace per la difficoltà del testo, ma potete constatarlo leggendo questa pagina, che traduce un libro pubblicato vent'anni fa.



Mi pare che il problema non sia però soltanto quello della suscettibilità che viene attribuita all’Eterno (e che gli attirerebbe una diagnosi psichiatrica se fosse un essere umano), oppure dell’interpretazione che viene data ad un brano biblico; il problema è che le teorie del genere sono costruttiviste e non essenzialiste – ovvero postulano che la natura umana sia una costruzione sociale e non un’essenza biologicamente data o divinamente creata.

La critica a queste teorie, quando non ricorda che servono a smantellare l’eterosessismo (che postula che la sessualità sia una cosa naturale anziché una costruzione sociale), è che sono una forma di marxismo – qui ci vuole una precisazione.

Karl Heinrich Marx (1818-1883)
A leggere due pagine web (la prima è più rigorosa, la seconda è dello psicoanalista Erich Fromm e più suggestiva), anche in Karl Marx la vita umana si pone in una dialettica tra “essenza” ed “esistenza”, in cui la seconda è la manifestazione storicamente condizionata della prima. Il costruttivismo qui è molto limitato, e purtroppo, Friedrich Engels ne trasse conclusioni omofobiche (in cui l’omosessualità viene vista come una forma di alienazione, e non come parte dell’essenza umana).





Antonio Gramsci (1891-1937)
Molto più importante il costruttivismo è invece in Antonio Gramsci; da qui, nell'ultima pagina, traggo questa sua citazione:
Il problema di cos'è l'uomo è dunque sempre il così detto problema della “natura umana”, o anche quello del così detto “uomo in generale”, cioè la ricerca di creare una scienza dell'uomo (una filosofia) che parte da un concetto inizialmente “unitario”, da un'astrazione in cui si possa contenere tutto l' “umano”. Ma l' “umano” è un punto di partenza o un punto d'arrivo, come concetto e fatto unitario? O non è piuttosto, questa ricerca, un residuo “teologico” e “metafisico” in quanto posto come punto di partenza? La filosofia non può essere ridotta a una naturalistica “antropologia”, cioè l'unità del genere umano non è data dalla natura “biologica” dell'uomo; le differenze dell'uomo, che contano nella storia non sono quelle biologiche (razze, conformazione del cranio, colore della pelle ecc.; e a ciò si riduce l'affermazione “l'uomo è ciò che mangia” (…).
Che la “natura umana” sia il “complesso dei rapporti sociali” è la risposta più soddisfacente, perché include l'idea del divenire: l'uomo diviene, si muta continuamente col mutarsi dei rapporti sociali, e perché nega “l'uomo in generale” (…). Si può anche dire che la natura dell'uomo è la “storia” (…) se appunto si dà a storia il significato di “divenire”, in una “concordia discors” che non parte dall'unità, ma ha in sé le ragioni di una unità possibile: perciò la “natura umana” non può ritrovarsi in nessun uomo particolare ma in tutta la storia del genere umano (…).  (Gramsci, 1975, Q 7, § 35, p. 884)
Sebbene ciò lo renda perfettamente compatibile con la teoria del genere, Judith Butler, nei suoi libri che ho letto, non cita mai Gramsci. Però è stato pubblicato questo libro


Il titolo inglese significa: “Egemonia ed eteronormatività”; si tratta di una raccolta di saggi tra i quali uno si intitola in modo molto significativo:

- From the 'heterosexual matrix' to a 'heteronormative hegemony': initiating a dialogue between Judith Butler and Antonio Gramsci about queer theory and politics = Dalla “matrice eterosessuale” all’“egemonia eteronormativa”: iniziare un dialogo tra Judith Butler ed Antonio Gramsci sulla teoria queer e la politica / Gundula Ludwig.

In modo molto meno raffinato, proponevo qui qualcosa del genere; ora, è perfettamente lecito essere anticomunisti (ed io non voglio certo la dittatura del proletariato), ma mi piacerebbe che chi lo è agisca per aumentare la libertà delle persone e non per diminuirla inchiodandole a ruoli sessuali metastorici.

E non credo che gli autori del convegno conoscano Gramsci e sappiano quanto viene amato all’estero – loro usano il marxismo ed i suoi fallimenti come dottrina politica come uno spauracchio.

Raffaele Ladu