Tra Francesco d'Assisi e David Ben-Gurion

Un problema che deve affrontare chi studia la bisessualità è la definizione del fenomeno.

Molte persone la definiscono come un comportamento: bisessuale è chi ha rapporti intimi con persone di più di un genere; dal nostro punto di vista è il criterio più debole (molte persone hanno od hanno avuto rapporti di questo tipo senza essere bisessuali), e va prudentemente usato solo quando non è possibile conoscere l’opinione dell’interessato. Va bene per individuare personaggi storici e letterari a cui ispirarsi, non va bene per le persone viventi, o che si sono già espresse in modo chiaro.

E soprattutto, il suo contrario non va bene per negare la bisessualità di qualcuno: dire (come capita spesso) che non ci si può dire bisessuali se non si è prima fatto sesso con più di un genere non ha più senso che dire ad una monaca che la sua verginità le impedisce di sapere se è etero, lesbica, eccetera.

Altre persone la definiscono come un’attrazione: bisessuale è chi si sente attratto da persone di più di un genere. Il criterio rischia di essere troppo ampio: moltissime persone provano questo genere di attrazione, ma poche la ritengono tanto importante da definire la loro sessualità. Anche qui, una persona può ammettere di provare quest’attrazione, ma non dichiararsi bisessuale – e queste ultime sono le parole che contano.

Il criterio più valido e rispettoso è quello dell’identità: bisessuale è la persona che si definisce tale – ed il comportamento o l’attrazione hanno molta meno importanza della propria autodefinizione. Certo, è un criterio che mette a disagio molte persone, soprattutto quelle convinte che l’essere bisessuali dia dei privilegi, e pretendono una “prova” per dimostrare di meritarli.

In realtà, i privilegi del bisessuale (vedi il post Perché esistiamo) somigliano molto alla perfetta letizia come la definiva Francesco d’Assisi (1182-1226) – l’essere misconosciuti, scacciati e percossi perfino dai propri fratelli e sorelle LGBT meno B. La situazione, parlando però di un’altra identità, l’aveva ben riassunta David Ben-Gurion (1886-1973), il fondatore dello stato d’Israele: “Chiunque sia abbastanza meshugge [pazzo, in yiddish] da dichiararsi ebreo, è ebreo”.

Per cui, la nostra definizione è: “Chiunque sia abbastanza pazzo da definirsi bisessuale, è bisessuale” – e non è nemmeno necessario per iscriversi a Lieviti, perché a Lieviti può iscriversi chiunque sostenga la causa.

Raffaele Ladu