Bi: Note per un gruppo di lettura bisessuale

[0] http://radicalbi.wordpress.com/2013/07/28/bi-notes-for-a-bisexual-reading-group/


Un'associazione americana ha deciso di iniziare la lettura collettiva del libro [1], ed ha chiesto all'autrice Shiri Eisner un guida alla lettura del testo; lei non solo l'ha accontentata, ma ha pubblicato la guida sul suo blog, nel post [0], che ora vi traduco - della sua importanza non potrete non rendervi conto.

(inizio)

Qualcuno mi ha scritto di recente per farmi sapere che intendono iniziare un gruppo di lettura sul mio libro Bi: Notes for a Bisexual Revolution, e per chiedermi dei suggerimenti. Ho risposto andando avanti e pianificando una serie di 10 incontri.

Sto scrivendo questo qui per il caso qualcuno voglia iniziare un gruppo di lettura del mio libro e voglia dei suggerimenti su come fare. Potete pure adottare, adattare, usare e stravolgere tutto quello che segue, od una qualsiasi sua parte. E se avete delle domande, vi servono più informazioni, o volete consultarmi su qualsiasi cosa sia collegata, contattatemi :)

Spero che questo vi aiuti tutti quanti!

Bi: Notes for a Bisexual Reading Group = Bi: Note per un gruppo di lettura bisessuale


Se io dovessi facilitare un gruppo di lettura sul libro, innanzitutto costruirei la struttura degli incontri in modo simile a come faccio con i gruppi di autocoscienza bisessuale che facilito. Questa è una struttura generale per tutti gli incontri:
  • Breve apertura: si spiegano le regole per la discussione (che, nei miei gruppi sono: tutto quello che si dice nella stanza rimane nella stanza, non si menzionano le cose che le persone hanno detto, né le si cita direttamente [delle citazioni in generale vanno bene, NdA], si parla solo quando arriva il proprio turno, non si interrompe chi  parla, si rispettano gli altri e quello che dicono, non presumere nulla su nessuno [interessi, stili di via, identità, genere, orientamento, razza, ecc. - NdA], cerca di badare a quanto parli e cerca di lasciare abbastanza tempo anche agli altri).
  • Giro di apertura (20-30 minuti): si basa su due domande che ricorrono con regolarità:
    1. Qualcosa di positivo che mi è accaduto di recente;
    2. Quando ho fatto di recente esperienza della mia bisessualità/pansessualità/ecc.? (può trattarsi di qualsiasi cosa, da "Mi ha attratto una persona carina" a "Sono finito in mezzo ad una lite bifobica su Facebook", e qualsiasi cosa tra i due, o qualsiasi altra cosa venga in mente a qualcuno);
    3. In un gruppo come questo aggiungerei probabilmente una terza domanda più legata al libro, come: "Che capitolo ho letto questa settimana e che impressione generale ne ho avuto, o che sentimento mi ha lasciato?" (Ma qui dovresti stare attento ad evitare che la gente qui inizi dei lunghi monologhi, ma dia solo i loro sentimenti generali/le loro impressioni).
  • Primo giro di discussione (40-50 minuti): Una o due domande per la discussione, discussa da ogni persona a turno.
  • Breve pausa (10 minuti).
  • Secondo giro di discussione (40-50 minuti): Come il primo giro.
  • Giro di chiusura (20 minuti): Basato su due domande che ricorrono con regolarità:
    1. Che ho preso da quest'incontro? (Idee, sentimenti, riflessioni, nuove nozioni, ecc.)
    2. Dove sto per andare da qui? (A casa, fuori, ecc.)
Dedicherei un incontro ad ogni capitolo, più uno per l'introduzione ed uno per la conclusione (10 incontri in tutto). Il primo giro di discussione affronterebbe l'aspetto personale/emotivo, ed il secondo quello delle idee e dei pensieri.

Sessione introduttiva


È l'unica sessione che non segue la struttura generale (ed è anche più corta in termini di tempo). Lo scopo della sessione è rompere il ghiaccio e consentire alla gente di sentirsi più a suo agio gli uni con gli altri.
  • Apertura (5 minuti): Benvenuto e breve spiegazione dello scopo del gruppo e della struttura degli incontri. Spiegazione delle regole della discussione.
  • Breve giro d'introduzione (5 minuti): Ogni persona dice il proprio nome e se vuol essere interpellata al maschile od al femminile.
  • Attività rompighiaccio (1 ora):
    • Dividere il gruppo in gruppetti di 3 persone ciascuno, e distribuire delle "schede informative" da compilare;
    • Informazioni da scrivere sulle schede:
      • Nome;
      • Età;
      • Provenienza;
      • Se si ha un orientamento od un'identità sessuale (ed in quel caso, quale);
      • Se si ha un'identità di genere (ed in quel caso, quale);
      • Una cosa che speri di avere da questo gruppo, o che ti auguri accada in questo gruppo;
      • Una cosa che speri non accada al gruppo;
      • Una cosa che vuoi che la gente sappia di te;
      • Una cosa positiva che ti è avvenuta di recente.
    • Da' alle persone 30 minuti per intervistarsi a vicenda. Per esempio, se sono in gruppo con Tizia e Caio, allora intervisterei Tizia e scrivere le sue risposte nella mia scheda; poi Tizia intervisterebbe allo stesso modo Caio, e Caio interviserebbe me.
    • Dopo le interviste, ognuno torna al cerchio principale. A questo punto a turno ognuno presenta il suo intervistato secondo le informazioni nelle sue schede. Per esempio, se ho intervistato Tizia, la presenterei così: "Sono Tizia (puntando verso Tizia), ho 25 anni, vivo a ..., ecc." Dopo che ho finito, Tizia può correggermi oppure aggiungere delle informazioni. Poi si va avanti con la persona successiva, ecc. (Questo giro dovrebbe prendere 30 minuti).
  • Pausa (10 minuti - dì sempre che sono 5).
  • Seconda attività (30 minuti):
    • Distribuire al gruppo carta e penna;
    • Dare alle persone 2-3 minuti per scrivere le loro risposte alla domanda: Quali argomenti o problemi vorrei discutere negli incontri del gruppo? (La domanda consente ai facilitatori di essere attenti agli interessi delle persone e di modificare il programma se ne è il caso).
    • Far leggere ad ognuno a turno gli elementi che desidera della propria lista.
    • Dopo questo giro, fare lo stesso con questa domanda: Di che ho bisogno per partecipare al gruppo? (Può essere qualsiasi cosa, dalle sedie comode, al cibo vegano, fino a qualcuno che badi ai miei figli e ad una buona atmosfera nel gruppo. Questa domanda consente ai facilitatori  ed al gruppo di essere attenti alle necessità di ognuno).
  • Giro di chiusura (20 minuti): Ognuno a turno dice una cosa buona su questa sessione e/o qualsiasi altra cosa vogliano dire in proposito.

Capitolo 1


  • Primo giro: Come definisco la mia bisessualità? Come interagisce il libro con la mia definizione?
  • Secondo giro: Sono d'accordo od in disaccordo con le definizioni di bisessualità del libro (alcune o parti di esse)?

Capitolo 2


  • Primo giro: Quali sono le mie esperienze di bifobia/monosessismo? Le mie esperienze di vita corrispondono alle informazioni statistiche del libro (sulla salute fisica, quella mentale, l'ideazione suicidaria, la povertà, la violenza sessuale, ecc.), e se è così, in che modo?
  • Secondo giro: Sono d'accordo od in disaccordo con le idee dell'autrice sulla bifobia ed il monosessismo? Sono d'accordo od in disaccordo con l'esistenza del monosessismo?

Capitolo 3



  • Primo giro: Quali sono le mie esperienze di passare o non passare, da bisessuale o monosessuale? Come reagiva a me la gente in ambo le situazioni?
  • Secondo giro: Sono d'accordo od in disaccordo con i concetti dell'autrice di privilegio, passare e bisessualità? Come mi fanno sentire i suggerimenti dell'autrice per un attivismo bisessuale alla fine del capitolo?

Capitolo 4

In questa sessione, chiederei che fossero solo le donne a parlare, e che tutti gli altri stessero in silenzio (solo nei giri principali - nei giri di apertura e chiusura parlano tutti). (Definizione operativa di "donna": chiunque si identifichi come donna, femmina o persona femminile - le persone decidono da sé se rispondono a questo criterio). Questo perché ci si aspetta spesso che le donne tacciano sulle loro esperienze, e tengano basse le loro voci ed opinoni in generale. D'altro canto, dagli uomini spesso ci si aspetta che parlino e li si incoraggia a farlo, a farsi sentire ed avere forti opinioni - questa è un'opportunità per loro di praticare l'ascolto e l'attenzione. 


  • Primo giro: Cos'è per me essere una donna/femmina/persona femminile bisessuale? Come ha interagito il libro con la mia personale esperienza di donna/femmina/persona femminile bisessuale?
  • Secondo giro: Sono d'accordo od in disaccordo con l'autrice che esiste una specifica oppressione contro le donne bisessuali? C'è qualcosa che secondo me manca alla sua analisi?


Capitolo 5

In questa sessione, solo gli uomini dovrebbero parlare nei due giri principali. (Definizione operativa di "uomo": chiunque si identifichi come uomo, maschio o persona maschile - le persone decidono da sé se rispondono a questo criterio). Questo perché la mascolinità è sempre un dato trasparente nella società, sempre presunto, ma mai esplicitato. Questa è un'opportunità per gli uomini di parlare della loro mascolinità, una cosa che molti di loro non hanno mai avuto l'opportunità di fare. 
  • Primo giro: Cos'è per me essere un uomo/maschio/persona maschile bisessuale? Come ha interagito il libro con la mia personale esperienza di uomo/maschio/persona maschile bisessuale?
  • Secondo giro: Sono d'accordo od in disaccordo con l'autrice che l'oppressione degli uomini bisessuali è diversa da quella delle donne? Che penso dell'opinione dell'autrice che gli uomini bisessuali debbono riconoscere i loro privilegi? Su quali miei privilegi sento di dover lavorare?

Capitolo 6

In questa sessione, solo le persone trans* dovrebbero parlare nei due giri principali. (Definizione operativa di "trans*": chiunque si identifichi sotto l'ombrello trans*, come genderqueer, come nonbinario, o come nessuna di queste cose, ma che ha fatto la transizione in termini di genere - le persone decidono da sé se rispondono a questo criterio). Questo perché le persone trans* e le loro esperienze sono spesso azzittite sia nella cultura etero che nelle nostre comunità. Questa è un'opportunità per loro di parlare e per le persone cis di ascoltare. 



  • Primo giro: Cos'è per me essere una persona trans* bisessuale? Come ha interagito il libro con la mia personale esperienza di persona trans* bisessuale?
  • Secondo giro: Sono d'accordo od in disaccordo con l'autrice che le persone trans* bisessuali esperiscono un'oppressione diversa da quella dei bisessuali cis e dei trans* monosessuali? C'è qualcosa che sento che manca alla sua analisi?

Capitolo 7

In questa sessione, solo le persone di colore dovrebbero parlare nei due giri principali. (Definizione operativa di "persona di colore": chiunque si identifichi come persona di colore o come non-bianco/europeo/cristiano americano [od  italiano, nel nostro caso, NdT]). Anche questo perché analogamente le persone di colore sono spesso azzittiite e non si dà loro l'opportunità di parlare delle loro  particolari esperienze, mentre le esperienze delle persone bianche sono considerate quelle di default. Questa è un'opportunità per i bianchi di ascoltare e per le persone di colore di parlare. 



  • Primo giro: Cos'è per me essere una persona bisessuale di colore? Come ha interagito il libro con la mia personale esperienza di persona bisessuale di colore?
  • Secondo giro: Sono d'accordo od in disaccordo con l'autrice che le persone bisessuali di colore esperiscono un'oppressione diversa da quella dei bisessuali bianchi e delle persone monosessuali di colore? C'è qualcosa che sento che manca alla sua analisi?

Capitolo 8




  • Primo giro: Quali sono le mie esperienze sulla normalità nelle comunità bisessuali e gay (cioè, penso che abbiano fatto qualcosa perché io fossi normale, o di aver fatto qualcosa perché altri  fossero normali? Ho mai sentito la necessità di smorzare la mia bisessualità per non mettere a disagio altre persone, ecc.?) Come ha interagito il libro con queste esperienze?
  • Secondo giro: Sono d'accordo od in disaccordo con le opinioni dell'autrice sul matrimonio, il servizio militare e l'assimilazionismo? Sono d'accordo che i movimenti  bisessuali cercano di assimilarsi nelle comunità gay assimilazioniste, e sono d'accordo od in disaccordo con l'autrice che questo dovrebbe finire?

Sessione conclusiva




  • Primo giro: Che influenza hanno avuto il libro (e questo gruppo) sulla mia comprensione della bisessualità e delle mie esperienze come bisessuale/pansessuale/ecc.?
  • Secondo giro: Come ho risposto, o come vorrei rispondere alle comprensioni ed ai suggerimenti scritti nel libro?
(fine)

Raffaele Ladu

Grafici scioccanti sulla realtà bisessuale

Lo sapevi? Quasi la metà di tutte le donne bisessuali ha subìto uno stupro (di contro, solo il 13% delle lesbiche ed il 17% delle etero lo ha subìto).

Lo sapevi? Più del 40% delle persone bisessuali ha pensato al suicidio (di contro, solo l'8,5% degli etero ed il 25% dei gay ci ha pensato).
Lo sapevi? Quasi il 45% dei giovani bisessuali ha subìto del bullismo online (di contro, solo il 19% dei giovani etero ed il 30% dei giovani gay lo ha subìto).
Lo sapevi? Il 22% dei bisessuali ha una cattiva salute (di contro, il 9,7% degli etero ed il 9,8% dei gay dice di avere cattiva salute).
Lo sapevi? Un bisessuale su 4 [il 27,6%] vive in povertà (di contro, solo il 18,2% degli etero ed il 21,6% dei gay ci vive).
Lo sapevi? Il 55% dei bisessuali non si è svelato al lavoro (di contro, solo l'8% dei gay ed il 6% delle lesbiche riferisce di non essersi svelato al lavoro).
Ringraziamo di tutto questo l'incomparabile Shiri Eisner.

Noi ADERIAMO!

Comunico a tutti i lettori che come gruppo Lieviti  di Verona (gruppo di bisessuali e pansessuali) ADERIAMO
all'iniziativa partecipando alla corsa di solidarietà nazionale per raggiungere la somma di almeno 10000€ entro la fine di agosto per aiutare le associazione LGBTI russe a sopravvivere e a continuare il loro prezioso lavoro.
Per questo motivo abbiamo organizzato un' incontro il 04 agosto (e ne organizzeremo altri) e l' incasso (tolte le spese ) verrà devoluto al progetto.
Per sapere come procede il progetto scrivici a: lieviti@outlook.com

Per aiutare le associazione LGBTI russe a sopravvivere e a continuare il loro prezioso lavoro l’Associazione Radicale Certi Diritti, Agedo, Arcigay, Famiglie Arcobaleno, Equality Italia, Arcilesbica e Rete Genitori Rainbow hanno deciso di dare il via a una corsa di solidarietà nazionale per raggiungere la somma di almeno 10000€ entro la fine di agosto. Per effettuare una donazione basta seguire questo link:www.sosrussia.it. Tutte le associazioni italiane che hanno a cuore la difesa dei diritti umani nel mondo sono invitate ad aderire all’iniziativa inviando una mail a info@certidiritti.it.

le donne bisessuali soffrono di più la depressione e lo stress a causa dello stigma

 Ecco l'articolo: (in inglese)   http://www.huffingtonpost.co.uk/2011/11/09/bisexual-women-higher-risk-of-depression-and-stress_n_1083806.html?ref=bisexual

Questo articolo è inquietante.
L'ho trovato in un Forum spagnolo : http://bisexuales.foroactivo.com  di bisessuali molto simile al Forum di bisessuali italiano: http://lieviti.forumattivo.com/ . Uno studio di Goerge Mason University ha trovato che i bisessuali soffrono più di altri di depressione e stress, e che tendono a cadere più spesso in alcolismo delle persone con altri orientamenti sessuali, ma con un avvertimento: gli uomini e le donne soffrono di più  in gioventù ed in adolescenza, ma dopo, con il tempo  mentre gli uomini di solito superano il periodo critico ed hanno più probabilità di andare oltre i fattori di rischio di depressione e stress,  nelle donne il rischio rimane lo stesso.
A quanto pare, il nucleo di questi rischi ha a che fare con lo stigma. (leggere l'articolo del Journal of Public Health). Gli uomini di solito superano questi ostacoli con l'età, perché si tende a entrare nel armadio e avere più libertà in termini operativi a differenza della donna,  perché la donna è solitamente affidataria dei  bambini, soprattutto in coppie separate.
 Ciò significa che mentre gli uomini hanno la libertà di avere incontri sessuali con altri uomini a loro esclusiva discrezione, le donne non hanno la massima libertà di godere il loro lato lesbico e sono  più esposte al giudizio  dei propri figli e della loro famiglia d'origine. Ciò perchè la famiglia d'origine diventa spesso la principale fonte di sostegno e di educazione di questi bambini. E tutto per paura di essere rifiutate dalla famiglia, o la paura di essere giudicate dai propri figli e di non voler mettere in imbarazzo i propri cari in una società sessista e eteronormativa.
Tutto ciò però diventa un problema di salute al quale è necessario prestare molta attenzione. Lei stessa non si rende conto, ma l'alcolismo spesso diventa una dipendenza per le donne bisessuali.

Ciò è una terribile perdita di qualità della vita! E non ditele come si fa ad aumentare le probabilità di ottenere disturbi secondari causati da stress, come il cancro in tutte le sue varietà (Hammer nella sua tesi parla della relazione stress-cancro ). Necessitano soluzioni e proposte a livello politico e sanitario, poichè questa è una cosa importante, almeno nel lungo periodo.
 E se vogliamo essere un' associazione o un gruppo o qualsiasi altra cosa, non solo un forum per la fuga dalla realtà "etero" e se vogliamo smettere di essere invisibili e disprezzate  dalle altre donne e dagli altri uomini dobbiamo iniziare a prestare attenzione a NOI e insegnare a NOI stessi che siamo anche esseri viventi stimabili e che non vogliamo essere giudicati . Dobbiamo crescere e soprattutto prenderci cura di noi stessi e di come si dovrebbero fare le cose giuste.
 Ecco l'articolo: (in inglese)   http://www.huffingtonpost.co.uk/2011/11/09/bisexual-women-higher-risk-of-depression-and-stress_n_1083806.html?ref=bisexual

La salute delle donne bisessuali è più a rischio di quella dei maschi bisessuali

[0] http://news.gmu.edu/articles/7895

Traduciamo:

(inizio)

Le donne bisessuali hanno più probabilità dei loro equivalenti maschili di soffrire di depressione e stress e di esagerare nel bere, secondo un nuovo studio nazionale guidato dalla ricercatrice Lisa Lindley della George Mason University.

"Perché mai?", si chiede la Lindley, "Questo è quello che continuiamo a chiederci".

Lei ha alcune teorie. "I bisessuali sono spesso invisibili", ella dice, "Ci sono tanti pregiudizi contro di loro. Si dice loro: 'Sei confuso - devi scegliere'. Tende ad esserci quest'aspettativa o standard che una persona prende una sola identità sessuale e la mantiene. Penso che ci sia un mucchio di incomprensioni sui bisessuali. Penso che il loro rischio abbia molto a che fare con lo stigma."

Le donne bisessuali hanno inoltre maggior rischio di fumare ed essere vittimizzate, aggiunge Lisa Lindley, professoressa associata del Dipartimento di Salute Globale e di Comunità della Facoltà di Servizi Umani e Sanitari dell'Università George Mason.

L'identità, il comportamento e l'attrazione sono collegati all'esito sanitario


Lo studio nazionale, pubblicato il 24 Ottobre [2011] nell'American Journal of Public Health, è il primo ad usare tre diverse dimensioni della sessualità - identità, comportamento ed attrazione - e collegarle ad una serie di esiti sanitari, dice la Lindley.

L'identità sessuale è come uno etichetta il suo orientamento sessuale: gay, etero, bisessuale, perlopiù gay o perlopiù etero. Chi sono i partner sessuali di una persona si riferisce al suo comportamento - fare sesso solo con i maschi, solo con le femmine, o sia con i maschi che con le femmine. E poi c'è il genere da cui sono attratti - solo uomini o donne, o soprattutto uomini o donne. L'attrazione non è detto che coincida con il comportamento o con l'identità.

Osservando attentamente i dati dell'indagine, nota la Lindley, sia i ragazzi che le ragazze bisessuali erano probabilmente ad alto rischio di depressione, stress ed abuso di alcool quando erano adolescenti, ma le probabilità diminuivano per i maschietti via via che crescevano, secondo le ricerche condotte nella medesima popolazione. Ma questo non accadeva per le donne.

Inoltre, le donne che si identificavano rigorosamente come "etero" o "gay" non avevano i medesimi fattori di rischio delle donne bisessuali, dice la Lindley. Servono ulteriori studi per capire quello che sta accadendo con queste giovani donne, lei aggiunge.

La ricerca di Lindley fa ricorso a nuove informazioni. Finora, pochi studi nazionali hanno indagato sull'attrazione, sul comportamento e sull'identità sessuale, dice la Lindley. Alcuni pensano, lei aggiunge, che i bisessuali aumentino il livello di rischio riferito all'intera comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender [in quanto c'è la pessima abitudine di confondere i bisessuali con le persone lesbiche e gay, esagerando così i rischi per la salute attribuiti a queste ultime, e che invece sono pertinenti ai bisessuali - NdT]. I ricercatori devono imparare di più sulle singole comunità.

"Non sono tutti inguaiati", lei dice della comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender, "non sono tutte ad alto rischio".

Niente comunità per le donne bisessuali?


La discordanza potrebbe essere la causa del problema per le donne bisessuali, dice la Lindley: "Loro dicono: 'Mi identifico in un modo, mi comporto in un altro, e sono attratta in un terzo modo".

"Possono essere più isolate e possono sentirsi come se non avessero nessuno a cui parlare che capisca quello che stanno passando", aggiunge.

Più giovani donne che uomini riferivano di essere attratte da ambo i sessi e che erano "perlopiù" etero o bisessuali.

"È più probabile per le donne di avere delle identità sessuali che fluttuano nel tempo", dice Lindley [un fenomeno di cui avevo già parlato qui, NdT], "Mentre con gli uomini, tende ad essere 'Io sono etero' oppure 'Io sono gay'".

Gli uomini non riferivano di sentirsi depressi o stressati come le donne. E non bevevano e fumavano come le donne bisessuali.

E perché gli uomini stanno meglio?

"La risposta più onesta è: 'Non so'", dice la Lindley. "Forse è perché gli uomini, gay od etero, hanno comunque un più forte legame con la loro comunità. Le donne bisessuali si sentono come se non ci fosse una comunità per loro".

Lindley ed  i suoi coautori Katrina M. Walsemann e Jarvis W. Carter Jr. dell'University of South Carolina hanno usato nell'indagine un campione nazionale rappresentativo di 14.412 persone - 7.696 donne e 6.716 uomini. L'indagine fu somministrata la prima volta nel 1994-95, quando gli intervistati facevano le classi dalla 7^ alla 12^, e ripetuta nel 2007-08, quando avevano tra i 24 ed i 32 anni.

Gli intervistati erano soprattutto bianchi (68,1) e sposati (43,9%). L'età media era 28,8 anni e circa il 43% aveva frequentato l'università od una scuola professionale.

Gli intervistati potevano dire di essere "perlopiù gay" o "perlopiù etero", oltreché etero, bisessuali, gay, o senza identità sessuale.

Fu chiesto loro quanto spesso, negli ultimi sette giorni, si sentivano depressi, si sentivano giù, avevano problemi a concentrarsi, sentivano che la gente non li amava, si godevano la vita o si sentivano tristi.

Furono misurati anche il fumare ed il bere, ma non il numero di partner sessuali o l'uso di droghe pesanti. Inoltre, fu chiesto loro se qualcuno aveva puntato loro un coltello od un'arma da fuoco, se avevano sparato loro o li avevano pugnalati, se li avevano schiaffeggiati, colpiti,  presi a calci, strozzati, o se erano stati picchiati.

L'attuale studio è il trampolino di lancio per il prossimo studio della Lindley. Lei intende creare dei gruppi di discussione e condurre delle interviste con donne bi-sessualmente attive per meglio comprendere le loro esperienze e come le gestiscono.

Lei sta inoltre studiando le infezioni sessualmente trasmesse tra le afro-americane che sono bisessuali o lesbiche.

Articolo di Michele McDonald

(fine)

Traduzione di Raffaele Ladu, il quale osserva che la disparità tra maschi e femmine bisessuali (cis) dal punto di vista della salute può spiegare la differenza tra l'assimilazionismo di molti movimenti bisessuali (dominati da maschi cis) ed il radicalismo di Shiri Eisner (femmina genderqueer). Della miseria uno si fa una ragione, della malattia proprio no.


Indagine Pew sulle persone LGBT americane

[1] http://www.pewsocialtrends.org/2013/06/13/a-survey-of-lgbt-americans/

[2] http://www.pewsocialtrends.org/files/2013/06/SDT_LGBT-Americans_06-2013.pdf

[3] http://milk-open-house.blogspot.it/2013/06/israele-davvero-gay-friendly.html

Il 13 Giugno 2013 l'Istituto Pew ha pubblicato una grande indagne sulle minoranze sessuali americane; [1] è un riassunto, [2] la ricerca completa - un PDF di 160 pagine; il sondaggio non è stato fatto solo negli USA, ed ai risultati in 39 paesi (Israele ed Italia compresi) avevo accennato in [3].

Non ho il tempo di tradurre tutto, e faticoso è riprodurre le tabelle ed i grafici di [0] su questa piattaforma, per cui mi limito a copiare alcuni dati, uno dei quali mi pare fondamentale: la distribuzione del reddito familiare annuo (i totali non sono il 100% a causa degli arrotondamenti).
  • Reddito inferiore ai 30 mila Dollari USA:
    • Tutti gli americani adulti: 28%
    • Tutte le persone LGBT: 39%
    • Lesbiche: 39%
    • Gay: 30%
    • Bisessuali: 48%
  • Reddito tra i 30 mila ed i 75 mila (meno un cent) Dollari USA:
    • Tutti gli americani adulti: 35%
    • Tutte le persone LGBT: 39%
    • Lesbiche: 41%
    • Gay: 42%
    • Bisessuali: 36%
  • Reddito dai 75 mila Dollari USA in su:
    • Tutti gli americani adulti: 34%
    • Tutte le persone LGBT: 20%
    • Lesbiche: 18%
    • Gay: 27%
    • Bisessuali: 12%
Il dato smentisce molto chiaramente due pregiudizi: l'inesistenza della bisessualità (se fosse vero, non ci sarebbero le disparità di reddito che notate), e l'essere i bisessuali persone privilegiate (la distribuzione del reddito dimostra il contrario: sono più danneggiati di lesbiche e gay).

Altro dato interessante è la scomposizione percentuale delle persone LGBT:
  • Bisessuali: 40%
    • Bisessuali donne: 29%
    • Bisessuali uomini: 11%
  • Gay: 36%
  • Lesbiche: 19%
  • Transgender: 5%
Una nota in calce al grafico evidenzia un difetto dello studio: non si è voluto studiare l'intreccio tra transgenderismo ed orientamento sessuale, per cui si è chiesto a chi voleva proprio precisare "trans gay", "trans lesbica", "trans bi" di scegliere una sola identità da dichiarare. Ciononostante, le cifre citate sono molto interessanti.

Altro dato utile è quante persone sono visibili, ovvero hanno fatto il coming-out di fronte a tutti coloro che contano nella loro vita:
  • Tutte le persone LGBT: 54%
  • Gay: 77%
  • Lesbiche: 71%
  • Bisessuali: 28%
    • Bisessuali donne: 33%
    • Bisessuali uomini: 12%
Curioso: i bisessuali sono quelli che stanno più volentieri dentro l'armadio, eppure vengono discriminati di più lo stesso. Si smentisce qui un altro pregiudizio: poiché i bisessuali possono nascondersi meglio, rischiano di meno. La politica del velarsi è in realtà un invito a mettere la testa sotto la sabbia, ed infatti nessuno la propone a lesbiche, gay, ebrei, immigrati, rom, eccetera.

Non è sempre facile essere certi di essere LGBT; coloro che lo sono, hanno attraversato tre tappe (il primo dubbio, la certezza, il confidarlo a qualcuno) - a che età lo hanno fatto, in media?
  • Gay:
    • Primo dubbio: 10 anni
    • Certezza: 15 anni
    • Confidenza: 18 anni
  • Lesbiche:
    • Primo dubbio: 13 anni
    • Certezza: 18 anni
    • Confidenza: 21 anni
  • Bi:
    • Primo dubbio: 13 anni
    • Certezza: 17 anni
    • Confidenza: 20 anni
Il quadro dei bisessuali qui è simile a quello delle lesbiche, e smentisce un altro pregiudizio: l'identità bisessuale non è altro che la transizione verso un'identità omosessuale. Alcune volte capita, ma se fosse la regola noi scopriremmo che i bisessuali sono più precoci di gay e lesbiche nell'attraversare queste tre tappe, anziché seguire la regola per cui le identità più discriminate e stigmatizzate sono quelle che ci vuole più tempo per assumere.

Gli intervistati dicono che le donne bisessuali sono socialmente più accettate degli uomini bisessuali (33% contro l'8% - le persone trans devono purtroppo accontentarsi di un magro 4%) - e qui credo che abbia ragione Shiri Eisner, che nel suo libro dice che non bisogna confondere l'accettazione sociale con l'essere suscettibili di entrare (senza che lo abbiano mai voluto o consentito) a far parte delle fantasie erotiche del maschio etero cis. Lo stesso vale infatti per le donne lesbiche rispetto agli uomini gay (25% contro il 15%).

Per altre cose, leggete gli articoli citati.

Raffaele Ladu

Hillary Clinton bisessuale?


[0] http://nymag.com/daily/intelligencer/2013/05/hillary-clinton-lesbian-book-national-enquirer.html

[1] http://www.nationalenquirer.com/celebrity/world-exclusive-inside-hillary-clintons-shocking-25-million-tell-all

La pagina web [0] così riassume la pagina [1] (non ci è possibile leggerla perché ogni volta che clicchiamo su [1] il browser risponde: "Il contenuto del sito non è disponibile nella vostra zona"):
L'autobiografia di Hillary Clinton che sta per uscire sarà una cosa assolutamente straordinaria, secondo il National Enquirer. Una "fonte interna alla famiglia" dice che l'ex-Segretario di Stato "ammetterà di essere bisessuale e di aver avuto rapporti lesbici", e rivelerà che "un veterinario che curò Socks, il gatto di famiglia, alla Casa Bianca, la beccò torridamente abbracciata ad una donna". Il National Enquirer aveva ragione quando parlò dello scandalo di John Edwards, per cui anche questa storia è probabilmente vera. 
Se l'autobiografia della Clinton, che verrà pubblicata nel 2014, manterrà le promesse, verrà acquistata dalla biblioteca del Gruppo Lieviti.

Raffaele Ladu

Testimonianza: una professoressa bisessuale ... insieme con una donna?!?


La testimonianza della Ch.ma Prof.ssa Sari H. Dworkin dell'Università Statale di California a Fresno ci è piaciuta molto per diversi motivi; innanzitutto, il fatto che una donna cambi l'identità sessuale da lesbica a bisessuale, pur continuando ad essere insieme con una donna, e ad impegnarsi nelle questioni LGBT, smentisce un mucchio di pregiudizi sulla bisessualità in un colpo solo.

Infatti la bisessualità non è certo nel suo caso la copertura dell'opportunismo di chi per debolezza lascia una donna per un uomo, non è una cosa che funziona solo a livello comportamentale - infatti, nel suo caso, nulla nel suo comportamento permetterebbe di distinguere la lesbica di ieri dalla bisessuale di oggi; e la malignità di chi dice: "Oggi bi, domani lesbica/gay" viene nel suo caso smentita, perché lei ha fatto semmai l'inverso, ed ha mostrato nel testo che ci vuole più coraggio a dichiararsi bi che lesbica/gay.

Aggiungiamo il fatto che lei è una professoressa universitaria, e di counseling, e la possibilità che né lei né i suoi colleghi sappiano leggere chiaramente in lei stessa viene esclusa: lei ha davvero un'identità bisessuale, e la bisessualità esiste davvero come identità sessuale.

Inoltre, l'articolo mostra qual fascio di identificazioni sia l'identità di una persona, e quale errore commetta chi pretenda di privilegiare una di esse sulle altre.

Ecco ora la traduzione. Buona lettura.

(inizio)

Ebrea, bi, femminista – traduzione di:

Running Head: Jewish, Bi, Fem, in a Christian Hetero World
Jewish, Bisexual, Feminist in a Christian Heterosexual World: Oy Vey!
Sari H. Dworkin, Ph.D.
California State University, Fresno
From: Dworkin, S.H. (2005). Jewish, Bisexual, Feminist in a Christian, Heterosexual
World: Oy vey!. In J. Crouteau, J.S. Lark, M.A. Lidderdale, & Y.B. Chung (Eds.)
Deconstructing heterosexism (pp. 65-70), Thousand Oaks, CA: Sage.

Ebrea, bisessuale, femminista in un mondo cristiano ed eterosessuale: Oy Vey!

Introduzione

Nell’Agosto 1985 avevo appena finito il mio internato approvato dall’American Psychological Association = Associazione Psicologica Americana (APA), e stavo per cominciare il mio primo lavoro accademico come educatore al counseling. Eccitata ed impaurita, lasciavo un ambiente conservatore, cristiano fondamentalista ed agricolo per uno stato liberale e progressivo. Con mia sorpresa, l’università in cui intendevo iniziare una lunga e fruttuosa carriera era anche una delle poche aree conservatrici, cristiano-fondamentaliste, agricole della mia nuova patria progressista e liberale. Ancora una volta i predicatori cristiani fondamentalisti usavano le aree esterne in cui si radunavano gli studenti per predicare su ciò che Dio considera morale ed immorale. Ancora una volta mi sono trovata ai margini come membro della facoltà ebreo, femminista e lesbico (a quell’epoca). Fu difficile decidere quale identità fosse la più sicura con cui saggiare le acque. Mentre il mio curriculum vitae aveva elencato tutte le divisioni professionali di counseling e le organizzazioni psicologiche gay e lesbiche a cui appartenevo, non avevo iniziato un programma di redazione di testi magistrali, cosicché la mia identità sessuale e/o le mie sensibilità non erano del tutto evidenti. L’università aveva un Women Studies Department = Dipartimento Studi sulle Donne e subito stabilìi lì dei legami. L’identità femminista fu la prima a fare “coming out” nel mio nuovo ambiente accademico. Certo, una parte dell’ideologia femminista è l’apertura verso tutte le identità sessuali, così non mi ci volle molto per fare il “coming out” come lesbica, oltreché come femminista.

Questa narrazione esplora il mio viaggio attraverso la mia prima ed unica posizione accademica che ho avuto dal completamento del mio dottorato. Inizia nel 1985 ed arriva ad oggi. Si esplora la fluidità della mia identità sessuale così come la fluidità della mia identità ebraica. Sono passata da lesbica a bisessuale, e dall’ebraismo conservatore a quello riformato ed a quello laico-umanistico. Crescendo come un’ebrea conservatrice, trovavo la loro mancanza di convalida di un’identità eterosessuale fastidiosa, e decisi di unirmi ad un tempio riformato nella città in cui avevo la mia posizione accademica. Quest’identità slittò nuovamente quando mi resi conto che, mentre l’ebraismo era per me importante dal punto di vista etnico e culturale, io non credevo in Dio. Ora sono parte del movimento ebraico piccolo, ma esteso internazionalmente, laico-umanista, sebbene  io appartenga anche al tempio riformato. Non ci sono altre opzioni (nella mia attuale comunità) per collegarmi a livello personale con altri ebrei.

I primi anni (1985 - 1990)

Gli student lesbici e gay (LG) mi chiesero di diventare un consigliere di facoltà per la Gay, Lesbian Student Alliance = Alleanza Studentesca Gay e Lesbica (GLSA) che stavano formando. Allo stesso tempo, l’organizzazione affiliata all’American Counseling Association = Associazione Americana di Counseling (ACA – all’epoca era chiamata American Personnel and Guidance Association = Associazione Americana per il Personale e la Guida), l’Association for Gay/Lesbian Issues in Counseling = Associazione per Gay/Lesbiche nel Counseling, e l’associazione affiliata all’American Psychological Association (APA), la National Association for Lesbian and Gay Psychology = Associazione Naionale per la Psicologia Lesbica e Gay, chiesero la mia attiva partecipazione. I miei scritti magistrali, un requisito per far parte della facoltà, cominciarono a concentrarsi sulle questioni lesbiche e gay nel counseling e nella psicologia.

La mia prima crisi fu con la GLSA. Il gruppo finì nelle cronache locali quando al suo chiosco informativo fu dato fuoco, il KKK accerchiò il campus durante una conferenza regionale studentesca lesbica e gay tenuta lì dentro, ed alcuni studenti tentarono di far partire un gruppo studentesco antigay-lesbico. Io ero ora la lesbica più visibile nell’area di Fresno, e fino a quel momento ancora senza cattedra all’università. Trovavo sulla porta del mio ufficio degli opuscoli cristiani. Una studentessa mi chiese di pregare con lei, e non pregò solo che io abbandonassi “l’omosessualità”, ma anche il mio ebraismo, in quanto ella sperava che io “accettassi Gesù come il mio salvatore”. Il preside del mio dipartimento mi informò che stavano ricevendo richieste di espellermi. Mentre, pubblicamente, la facoltà mi sosteneva, il mio fascicolo per Retention, Tenure, Promotion = Conferma, Cattedra, Promozione (RTP) fu messo in discussione. Fu proposto che io togliessi dal fascicolo tutte le prove del lavoro professionale e magistrale fatto sui problemi gay e lesbici. Mi rifiutai. Oltre ai problemi con il mio fascicolo RTP, alcuni studenti di counseling (specialmente quelli con fortii credenze religiose cristiane) cominciarono a mettere in discussione la mia credibilità a causa della mia forte posizione di affermazione LG. L’unica parte della mia identità che non fu messa in discussione fu il mio femminismo ed il mio lavoro sia con il Women Studies Department che con il Women’s Resource Center = Centro Risorse delle Donne. Sopportai la crisi consultandomi con un membro di facoltà apertamente lesbico che mi consigliò di avere fiducia che le commissioni universitarie facessero la cosa giusta. Il suo lavoro e la sua fama internazionale erano stati più volte ricompensati dall’università. Mi fidai del suo consiglio, e non mi furono negati né la promozione né la cattedra. A dire il vero, ricevetti sia la cattedra che la promozione in anticipo.

Gli anni intermedi (1991 - 1998)

Il clima al campus si calmò un po’. La GLSA ricostruì il suo chiosco, fece dei programmi educativi e di comunicazione, molti dei quali si concentravano sulla crisi dell’AIDS. Accadevano di frequente degli incidenti antigay/antilesbici, ma non così seri come nei primi anni. Divenni il “token representative = rappresentante unico designato” di tutti i gay e lesbiche. L’essere continuamente chiamata ad unirmi a commissioni universitarie e della comunità locale, a tenere presentazioni e seminari, ad aiutare gli studenti che dovevano scrivere sui problemi lesbici/gay, si aggiungeva ad un lavoro in facoltà già impegnativo. Nei miei corsi facevo il coming out, provocando reazioni non sempre favorevoli che spesso si ripercuotevano sulle valutazioni degli studenti alla fine dei semestri. Il programma di facoltà mi incoraggiò a sviluppare un corso sulla terapia affermativa gay/lesbica. Ogni volta che io insegnavo in questo corso, uno o due studenti mi mettevano in discussione accusandomi di opinioni parziali e di forzarle su di loro. Per fortuna la facoltà sosteneva la mia posizione affermativa. Il corso fu interrotto a causa di tagli al bilancio che consentivano di insegnare solo i corsi fondamentali. I miei scritti magistrali sulle questioni gay e lesbiche comprendevano articoli di giornale, capitoli di libri, la cura di un libro, e molte presentazioni e conferenze professionali. Tutto questo entrava nel mio RTP senza problemi, via via che salivo di rango accademico. Inoltre, cominciai una pratica privata che fu una delle pochissime pratiche psicoterapeutiche della zona che si rivolgeva a gay, lesbiche, bisessuali e poi trans gender, così come a quelli colpiti dalla crisi dell’AIDS.

Eppure, dopo cinque anni, ed anche dopo quando erano disponibili altre persone, i media locali spesso si affidavano a me per intervenire su qualsiasi cosa emergesse, localmente o nazionalmente, sulle questioni gay e lesbiche. Una delle più grandi notizie in questo periodo fu il primo Pride Gay e Lesbico locale. Mi fu chiesto di essere una dei Grandi Marescialli di questo corteo, suscitando nella mia partner tanta paura e costernazione. La mia partner aveva paura che il KKK si sarebbe presentato al Pride e mi avrebbe sparato. Per fortuna non mi hanno sparato, anche se il KKK era lì in alta uniforme, così come alcuni gruppi cristiani che sono contro l’”omosessualità”. Gay e lesbiche sia nel campus che nella comunità facevano il loro coming out.

La mia identità femminista non si è mai dimostrata un problema. Fu la mia identità ebraica a crearne alcuni. La parte ebraica della mia identità faceva sì che ogni tanto degli annonimi lasciassero alla porta del mio ufficio libri e pamphlet sulla religione cristiana. All’interno della locale comunità ebraica nascevano spesso dei problemi che riguardavano il rapporto tra la separazione della chiesa dallo stato e le scuole pubbliche locali, ed io la sostenevo in queste questioni. Per esempio, i membri della comunità ebraica organizzarono dei raduni per protestare contro gli attivisti fondamentalisti cristiani, che, con la scusa di gestire dei doposcuola innocui o benefici, stavano cercando in realtà di convertire i ragazzi delle scuole pubbliche al cristianesimo fondamentalista. I problemi che avevo a proposito dell’ebraismo con la comunità ebraica locale nascevano dalle mie credenze sinistresi sulla necessità di uno stato palestinese e che Israele lasciasse i territori occupati. Io parlai contro la politica del governo Sharon di demolire le case palestinesi quando c’erano dei sospetti terroristi. Venire etichettata come un’ebrea antisemita fu doloroso, ma non tanto insolito, per le politiche pro e contro Israele.

Il clima attuale (1999 – oggi)

Un’identità non etero non sembra più un problema. Mi resi conto di questo profondo cambiamento verso il 2000, quando le commissioni scolastiche ed universitarie riconobbero apertamente la mia identità ed i problemi che mi interessavano. Continuano a chiamarmi a rappresentare la prospettiva LG, bisessuale (B) nelle commissioni, parlare ai corsi nel campus, lavorare con gli studenti che svolgono programmi nel campus che scrivono sulle questioni LGB, ed essere in generale disponibile al lavoro in quest’area. Altri docenti e studenti hanno fatto il coming out, facendomi uscire in parte dalla condizione di “token” e rappresentante dell’intera comunità, dandomi spazio per distribuire le responsabilità.

Anche i distretti scolastici locali sono più aperti alle questioni LG, anche se questo non è merito del mio attivismo. Uno studente gay, con l’aiuto dell’ACLU, citò in giudizio un distretto scolastico per non averlo protetto contro le molestie. La decisione in quel caso costrinse i sistemi scolastici locali a fornire addestramento alla sensibilità sulle question LGB. Uno dei licei ha creato un gruppo LGB. I docenti e gli studenti LG dell’università e  dei sistemi scolastici locali ci stanno aiutando con l’addestramento necessario. Di nuovo, non sono più l’unica ad essere chiamata quando serve quest’addestramento.

Anche il clima attuale nel nostro Counselor Education Program = Programma di Educazione al Counseling mostra il riconoscimento di quello che sono e di ciò in cui credo. Gli studeni che provengono da contesti fortemente conservatori e cristiano-fondamentalisti stanno alla larga dai miei corsi, pensando che questo sia il modo di evitare di discutere dei problemi del counseling LGB. Però anche altre facoltà coinvolte nel Counselor Education Program insegnano la terapia affermativa LGB, così non temo che gli studenti che stanno alla larga dai miei corso non ricevano il giusto addestramento.

Nel 1992 la mia identità sessuale cambiò da lesbica a bisessuale, e tentai di essere molto aperta in questo, ma poche persone sembrarono capaci o disponibili ad accettarlo. Per molte persone (sia eterossessuali che LG) la bisessualità non esiste e l’identità sessuale non cambia. Nel 2003, questo è ancora un problema per me. Sono sempre costretta a precisare che sono bisessuale, non lesbica. La mia relazione con una donna rende ancora più difficile per le persone pensare che ho un’identità non lesbica. Non solo affermo che l’identità sessuale è un continuum (ed anche altri docenti non-LGB di counseling lo affermano), ma sono anche l’unico docente del Counseling Education Program a discutere delle questioni trans gender. Molti miei colleghi non sanno nemmeno che vuol dire questa parola. Questo è in contrasto con il Women Studies Departmen, in cui le questioni trans gender sono state inserite nel curriculum.

La mia identità ebraica continua ad essere un problema. Io continuo a ricevere brochure e biglietti che cercano di convertirmi al cristianesimo. La comunità ebraica locale ha tuttora dei problemi con la mia aperta opposizione alla guerra con l’Iraq e la mia opposizione alle politiche di Sharon in Israele. Ed il rabbino ha dei problemi con le mie convinzioni atee.

Decostruire l’egemonia eterosessuale e Cristiana nell’Accademia

Il mio viaggio in academia è stato un viaggio di lotta contro le norme eterosessuali e cristiane dell’accademia così come in tutti gli USA. Questa è stata per me una lotta più grande che contro il sessismo. La prima lotta implicava il riconoscimento che il continuum dell’identità sessuale comprende lesbiche e gay. L’università dovette riconoscere le mie ricerche ed i miei scritti ed attribuire a codeste attività gli stessi meriti che riconoscevano alla ricerca ed agli scritti in altre discipline accademiche. Molti professionisti del counseling LGB nell’accademia stanno combattendo la medesima lotta.

Una volta che il mio lavoro fu riconosciuto e valuato, la difficoltà che continua ad esserci ha a che fare con il mio essere stata designate la portavoce sulle questioni LGB (ed ora transgender). In modo simile a quello che accade con i docenti di minoranze etniche e razziali, il carico di lavoro davvero cresce per i professionisti del counseling LGB quando sono visti come gli unici portavoce per le questioni LGB. Stanca dover continuamente costringere la gente a cercare la diversità in questioni più ampie di quelle di genere ed etnico-razziali.

Quando ho fatto il coming out come bisessuale, io iniziai a lottare non solo con l’eterosessismo dell’accademia e della comunità, ma anche con la bifobia della comunità LG, che spesso si rifiutava di riconoscere l’esistenza della bisessualità. L’aver cambiato identità sessuale provenendo da un’identità lesbica ad una bisessuale mise a disagio molte persone. La possibilità che per alcune persone l’identità sessuale possa essere fluida e flessibile è una minaccia. I professionisti del counseling che cambiano identità sessuale sono visti come sospetti. Molte persone LG si aspettano che i bisessuali le tradiscano accaparrandosi il privilegio eterosessuale. La fluidità dell’identità sessuale minaccia inoltre di smentire l’argomento politico per cui le persone LG non possono cambiare la loro identiità. Per gli eterosessuali questo significa che anche loro potrebbero incontrare una persona del loro genere, innamorarsene, e magari cambiare identità sessuale. Affermare un’identità bisessuale mi ha lasciato solo il sostegno della comunità femminista. La vita ai margini può essere molto solitaria, ed i professionisti del counseling devono riconoscerlo.

La presunzione cristiana crea inoltre dei problemi per i professionisti del counseling che non sono cristiani. Oltre all’eterosessismo ed alla bifobia, ho dovuto pure trovare un modo di gestire la percezione che ognuno dovrebbe essere cristiano e che questa è una nazione cristiana. Nei primi tempi, avere degli studenti che pregavano per me sembrava innocuo. Ma questo cambiò presto quando compresi che questo non era un gesto di sostegno, ma un altro tentativo di cambiarmi in quello che consideravano normale ed accettabile. Coloro che avevano dei problemi con le mie identità potevano amare il peccatore (la mia identità sessuale) ma non il respingere Gesù Cristo come il salvatore (l’identità ebraica). Le brochure, i libri ed i biglietti lasciati alla porta del mio ufficio mi facevano arrabbiare. Molto di questo materiale veniva dagli studenti di educazione al counseling. Lo so perché talvolta lo ammettono nei diari che in alcuni corsi è obbligatorio tenere. Questo accade ancora ed i professionisti non cristiani debbono essere coscienti che decostruire l’eterosessismo implica decostruire l’assunto cristiano della nostra nazione.

Alla fine, talvolta anche la comunità da cui potresti esigere sostegno può respingerti. Per me era la comunità ebraica, ed il loro rifiuto delle mie credenze sia politiche che atee. I professionisti del counseling devono trovare una base di sostegno. L’ho fatto cercando dei singoli ebrei, nella mia comunità e sul web con cui condivido le opinioni.

Conclusioni

I professionisti del counseling devono ricordare che l’identità è complessa. Pochi di noi si percepiscono come di un’unica identità in ogni momento e situazione. In diversi momenti emergono diversi aspetti delle nostre identità. I professionisti del counseling portano la loro costruzione dell’identità agli studenti di counseling a cui insegnano. È nostro dovere essere onesti su quello che siamo (un valore professionale) e perciò fare di noi dei modelli, quando possibile, di decostruzione dell’eterosessismo. Io sono fuori dal mainstream, al margine, come donna, ebrea, e bisessuale. Nei miei corsi sono visibile in tutte le mie identità. Per alcuni sono un buon modello, per altri una minaccia. Il mio stesso essere costringe gli altri, compresi gli studenti di counseling, a decostruire il potere ed il privilegio che viene dall’essere maschio, bianco, eterosessuale e cristiano. Questa è stata la mia vita nell’accademia e nella comunità in cui vivo.

(fine)

Raffaele Ladu

Tokenism

Vi alleghiamo questo comunicato stampa e la nostra risposta:
Mozioni Omofobe 1995

dopo l'esito del voto in consiglio comunale di Verona di giovedi scorso, quando la contro-mozione proposta da De Robertis e Bertucco è stata bocciata con 19 voti contrari e 7 a favore, come gruppi GLBTE veronesi abbiamo pensato di fare una riunione allargata per discutere le prossime mosse, l'intento rimane quello dell'abrogazione della mozione 336 e il pieno riconoscimento dei diritti x le persone gay lesbiche e trans. Pensiamo che questo non riguardi solo noi colpiti in prima persona ma come molte altre questioni questa si inserisce in un panorama molto più ampio che riguarda tutt*, infatti l'atteggiamento di negazione di diritti da parte del consiglio comunale veronese lo si è riscontrato anche in altri ambiti ecco perchè allarghiamo e vi invitiamo

domani mercoledi 24 luglio alle ore 19.30 presso il campo sportivo Gigi Piccoli per parlarne tutt* insieme.

Circolo pink GLBTE Verona - Arcigay Pianeta Urano Verona - Milk Lgbt Center Verona - Arcilesbica Verona
La nostra risposta è questa:
Più che opportuna è una riunione delle associazioni delle minoranze sessuali veronesi e dei loro alleati dopo lo smacco patito il 18 Luglio 2013, ma notiamo che si commette un errore nel comunicato stampa che in lingua inglese viene detto 'tokenism = far figurare solo pro forma'.
Infatti il comunicato stampa parla sì di 'gruppi GLBTE veronesi' (riteniamo che la sigla GLBTE debba interpretarsi come normalmente fa il Circolo Pink, ovvero come 'Gay, Lesbiche, Bisessuali, Transessuali, Eterosessuali'), ma recita anche: 'l'intento rimane (...) il pieno riconoscimento dei diritti x le persone gay lesbiche e trans'.
Ovvero, le associazioni firmatarie avranno magari la composizione indicata dalla sigla, ma la loro politica non si occupa di tutte le persone citate. Nella misura in cui il Circolo Pink si occupa di questioni che non riguardano solo le minoranze sessuali, anche gli eterosessuali trovano la loro soddisfazione (la si promette anche nella prossima riunione) - ma le persone bisessuali sono condannate all'invisibilità, non solo dalla società eterosessista e monosessista, ma anche dalle scelte dei firmatari del comunicato stampa qui criticato. Nel migliore dei casi, diventano i sostenitori di politiche pensate per altre persone - portatori d'acqua, si diceva un tempo.
Questo è un problema che va oltre il non aver coinvolto il Gruppo Lieviti, anch'esso parte della realtà delle minoranze sessuali veronesi. Ignorare le persone bisessuali ed i loro problemi significa solo mettere in evidenza i limiti della propria inclusività.
Sullo stesso tema ricordiamo i nostri precedenti post:
  1. http://bisessualitaliani.blogspot.it/2013/07/un-comunicato-stampa-da-migliorare.html
  2. http://bisessualitaliani.blogspot.it/2013/07/un-altro-comunicato-stampa-di-pessima.html
Gruppo Lieviti

E 'tempo che noi aumentiamo gli sforzi per accrescere la visibilità delle persone bisessuali e dei problemi dei bisessuali

Ancora nel 2013, molte persone insistono che la bisessualità non esiste.
Quando invece non viene negata l'esistenza della bisessualità, allora il bisessuale è deriso, incompreso, ignorato, escluso, e cancellato, anche dalle organizzazioni LGBTQ+, e questo può avere un effetto profondo sull' esperienza di molti bisessuali, come mostrato nella  Bisexual Invisibility: Impacts and Recommendations. (L' invisibilità bisessuale: Impatti e Raccomandazioni).
In questa relazione, the LGBT Advisory Council of the San Francisco Human Rights Commission (il Consiglio Consultivo LGBT della  Commissione dei Diritti Umani di San Francisco) presenta alcune tendenze allarmanti e delle statistiche che evidenziano gli effetti della cancellazione della bisessualità.
Come una persona che si identifica come queer o bisessuale (nel caso vi stiate chiedendo quale definizione preferisco, dato che c'è una feroce rivalità tra le  definizioni di bisessualità , sono una persona che è attratta da persone dello stesso genere e di altri generi), questi fatti e queste statistiche mi hanno sorpreso. Anche se molte di queste statistiche mi riguardavano, sono rimasto sorpreso, perché è così raro che le questioni bisessuali siano discusse separatamente dalle altre questioni glbtq (anche se alcuni studi dimostrano che i bisessuali sono il più grande segmento degli appartenenti alla comunità glbtq.)

 http://posta15.posta.libero.it/cp/images/default/en/mail/layout/invalid_image.gif1 persona bisessuale su 4 vive in povertà.
Per me, questo è stato un campanello d'allarme. La cancellazione dei bisessuali, gli stereotipi, e la mancanza di visibilità sono problemi che conoscevo già. Ma le statistiche del rapporto sulla salute mentale, la salute fisica, le disparità di reddito, e la violenza mi hanno fatto capire che c'è tanto lavoro da fare all'interno della comunità bisessuale.
Questi sono solo alcuni dei fatti incredibili presentati nel rapporto.

1. I bisessuali hanno più problemi di salute fisica e psicologica di lesbiche, gay, ed il resto della popolazione. I bisessuali hanno anche meno probabilità di avere accesso alle assicurazioni mediche o alle risorse finanziarie per l'assistenza sanitaria.
2. Le donne bisessuali hanno un maggior tasso di violenza domestica se sono in  coppia con un partner monosessuale, rispetto ad altri gruppi di donne.
il 55% dei bisessuali non hanno fatto il
coming out sul lavoro
3. I bisessuali hanno probabilità significativamente maggiori di vivere in povertà, di avere  bassi livelli di istruzione, e di avere una famiglia con più figli.
4. I bisessuali hanno maggiori probabilità di aver  considerato seriamente o tentato il suicidio degli eterosessuali, dei gay e delle lesbiche.
5. Le statistiche sulla violenza e la salute dei bisessuali spesso vengono cancellate dalle organizzazioni che raccolgono i dati. I bisessuali di solito sono raggruppati o con la categoria degli eterosessuali o con quelle di gay / lesbiche.
6. Tra le donne che hanno partorito, le bisessuali hanno maggiori probabilità delle eterosessuali di aver dato alla luce un figlio durante l'adolescenza.
7. Le adolescenti bisessuali hanno maggiori probabilità di avere una storia di abuso sessuale delle donne adolescenti eterosessuali.
8. I bisessuali hanno redditi sensibilmente inferiori rispetto ad eterosessuali, gay e lesbiche. I gay e le lesbiche guadagnano tra il 2 e il 3 per cento in meno degli eterosessuali, invece i bisessuali guadagnano tra il 10 e il 15 per cento in meno degli eterosessuali.
9. Per due anni di fila (2008-2009) non è stato finanziato alcun progetto dedicato ai problemi bisessuali negli USA.


Come ho detto, questo dovrebbe essere un campanello d'allarme per gli attivisti e le organizzazioni LGBTQ+ . E 'tempo che noi aumentiamo gli sforzi per accrescere la visibilità delle persone bisessuali e dei problemi dei bisessuali.

Proposta di legge insufficiente



Dopo aver letto l'articolo [1] ho cercato il testo della proposta di legge di cui parlava, che ho trovato in [2].

È una proposta sicuramente utile, in quanto recita:
In conformita` a quanto disposto in materia di discriminazioni dall’articolo 19 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, le disposizioni dell’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, come da ultimo modificato dall’articolo 1 della presente legge, si applicano anche in materia di discriminazioni motivate dall’identita` di genere, dall’orientamento sessuale o dalla disabilita` delle persone.
Però dice anche:
[Si punisce] con la reclusione fino a tre anni, ovvero con la pena del lavoro di pubblica utilita` da venti giorni a sei mesi, chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorita` o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Questo significa che lo sparlare delle persone LGBT (ed il diffondere stereotipi e pregiudizi contro di loro) continuerà ad essere ritenuto lecito, in quanto l'appartenere ad una minoranza sessuale non significa appartenere ad una razza o ad un'etnia - occorre aspettare che le idee false si radichino e facciano effetto producendo discriminazioni per superare la soglia del punibile.

Normalmente si giustifica la tutela rafforzata dell'appartenenza razziale od etnica con il fatto che uno non può sceglierle, e sarebbe ingiusto dire che una persona è spregevole per un motivo diverso dalle sue scelte. Ma anche il sesso attribuito alla nascita non si può scegliere - eppure nessuno chiude il becco ai cretini misogini; e pure l'orientamento sessuale, per quanto se ne sa, non è né scelto né mutabile - eppure continua ad essere possibile teorizzare la superiorità di alcune persone sulle altre per causa sua.

Omofobia, bifobia, transfobia, eccetera non verranno sradicate da questa legge, perché l'eterosessismo, il monosessismo ed il cissessismo che ne sono la radice continueranno ad aver libera circolazione - e come già esistono i raduni neonazisti, potrebbero essere organizzati raduni eterosessisti, monosessisti e cissessisti.

Raffaele Ladu

Fundamental Rights Agency of the European Union

[0] http://fra.europa.eu

[1] http://fra.europa.eu/sites/default/files/eu-lgbt-survey-results-at-a-glance_en.pdf

[2] http://www.sf-hrc.org/Modules/ShowDocument.aspx?documentid=989

FRA è l'acronimo della Fundamental Rights Agency = Autorità per i Diritti Fondamentali dell'Unione Europea (il suo sito è [0] - purtroppo non ne esiste una versione italiana), che si occupa non solo delle persone LGBT, ma anche delle vittime di sessismo, razzismo, antisemitismo, disabilità, ecc.

Tra le pubblicazioni più recenti di interesse LGBT c'è [1], con pregi e difetti, dal punto di vista strettamente bisessuale.

Pregio importante è che l'uso costante della sigla LGBT mantiene la visibilità dei bisessuali - notiamo però che la discriminazione nei loro confronti non viene esaminata con l'acribia di [2], ed a leggere il rapporto sembra che i problemi dei bisessuali siano relativamente pochi.

Difetto importante è quest'affermazione:
It is generally assumed that persons are heterosexual (orientation towards persons of a different gender), homosexual (gay, or lesbian, orientation towards persons of the same gender) or bisexual (oriented towards both genders).
Traduco:
Si presume di solito che le persone siano eterosessuali (orientamento verso le persone di diverso genere), omosessuali (gay, o lesbiche, orientamento verso persone del medesimo genere) o bisessuali (orientate verso ambo i generi).
Come vedete, mentre le definizioni di eterosessualità ed omosessualità fornite non presumono il binarismo dei generi ("orientamento verso le persone di diverso genere" non significa mica che i generi debbono essere due per forza), quella di bisessualità invece lo presuppone.

È vero che si tratta di un errore che commettono anche molte organizzazioni ed attivisti bisessuali, che usano proprio quella definizione, ma essa dà il destro all'accusa secondo cui la bisessualità alimenta il binarismo dei generi, anziché indebolirlo (ed infatti le definizioni più attente dicono che il bisessuale è attratto dalle persone del proprio genere e di genere diverso dal proprio).

Nelle definizioni di eterosessualità, omosessualità e bisessualità non viene inoltre precisato come si intreccia l'orientamento sessuale con l'identità di genere - sembrerebbe che omosessuali e bisessuali siano solo persone cis, e non anche trans.

Vediamo il bicchiere mezzo pieno: non tutti sono capaci di ammettere che i bisessuali esistono.

Raffaele Ladu

IDAHO od IDAHOBIT?



IDAHO è la sigla inglese di International Day Against HOmophobia = Giornata Internazionale Contro l'Omofobia, istituita nel 2004 per commemorare la decisione dell'OMS di depennare l'omosessualità dall'elenco dei disturbi mentali - poiché questo accadde il 17 Maggio 1990, la giornata si celebra ogni 17 Maggio.

Nel 2009 si aggiunse la transfobia ai nemici da combattere (e con ogni ragione); quello che accadde nel 2012 rimane incerto: il sito ufficiale internazionale dell'iniziativa, [1], continua a parlare di "Giornata Internazionale contro l'Omofobia e la Transfobia", ma molti altri siti (tra cui [2]) affermano che nel 2012 è stata aggiunta ai nemici da combattere la bifobia, con il risultato che ora l'evento viene chiamato IDAHOBIT = International Day Against HOmophobia, BIphobia, Transphobia = Giornata Internazionale Contro l'Omofobia, la Bifobia, la Transfobia", ed in molti paesi del mondo così celebrato [ricerca Google].

Penso che sia il caso di lasciar perdere la filologia, e celebrare la versione più inclusiva dell'evento, cioè IDAHOBIT, ogni 17 Maggio.

Raffaele Ladu

Osservazioni sullo statuto dell'Arcilesbica (letto il 20 Luglio 2013)




Il documento [0] è stato letto il 20 Luglio 2013 - se viene successivamente aggiornato, quest'articolo di critica decade; nel frattempo posso riferire che esso si dichiara approvato all'unanimità dal 6° Congresso Nazionale dell'Arcilesbica, tenutosi a Milano tra il 23 ed il 25 Marzo 2012.

Riporto qui i brani che mi interessa criticare:
  • Articolo 1
    • ARCILESBICA persegue la finalità di combattere ogni forma di pregiudizio e di discriminazione nei confronti delle lesbiche e delle persone omosessuali e transgender, di rivendicare il riconoscimento e il pieno godimento dei loro diritti civili, di dare visibilità, sul piano politico, culturale e dei diritti, alle lesbiche e alle persone omosessuali e transgender, promuovendone l'affermazione e la diffusione della cultura.
  • Articolo 3 (passim)
    • Uno strumento credibile di difesa per tutte le lesbiche in grado di intervenire con ogni mezzo a disposizione su tutto quello che determina le condizioni dell'esistenza delle lesbiche, delle persone omosessuali e transgender;
    • diffondersi capillarmente sul territorio come presenza attiva, anche promuovendo la collaborazione con gay e trans a livello dei circoli ed associazioni locali,
    • attivarsi al fine di ottenere che il Parlamento italiano recepisca nella sua interezza le direttive della Risoluzione di Strasburgo dell'8 febbraio 1994 sulla parità dei diritti dei cittadini omosessuali;
    • premere sulle istituzioni locali e centrali per un'apertura in direzione dei bisogni delle lesbiche e delle persone omosessuali e transgender;
Come potete constatare, le persone bisessuali sono state cancellate dallo statuto. Poiché quasi tutte le organizzazioni LGBT (compresa l'ILGA, a cui l'Arcilesbica è iscritta) riconoscono l'esistenza delle persone bisessuali, se non altro usando l'acronimo LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Trans), dobbiamo pensare che non si sia trattato di una svista, ma di un atto deliberato motivato dalle considerazioni teoriche esposte in [1].

Mi si risponderà che nello statuto è scritto anche:
  • Articolo 3:
    • connettere le rivendicazioni lesbiche alle rivendicazioni di altri soggetti in lotta per l'emancipazione, secondo un progetto generale di liberazione dal dominio, e promuovere un movimento lesbico cosciente ed incisivo, impegnato nella trasformazione della vita associata nel segno della libertà, del rispetto, del benessere, della convivenza, che sappia dialogare e cooperare con gli altri movimenti impegnati a cambiare l'iniquo patto sociale e sessuale;
    • e che si  far sì che le lesbiche diventino soggetti di diritti, realizzandone la piena cittadinanza, sia in quanto singole, sia in quanto coppie, sia in quanto associate; e ciò attivandosi al fine di ottenere l'approvazione di leggi a favore delle libertà civili, contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, contro le discriminazioni nel mondo del lavoro, appoggiando le proposte di legge in tal senso con manifestazioni, raccolte di firme e quant'altro risulti necessario;
Il secondo brano è illuminante: sono le lesbiche coloro di cui si preoccupa l'associazione, e la lotta contro le "discriminazioni basate sull'orientamento sessuale" è fatta solo nel loro interesse, e delle persone tassativamente elencate negli altri brani citati dello statuto, in quanto tali persone vengono viste come potenziali alleati.

Il primo brano apre alla possiblità di "connettere le rivendicazioni lesbiche alle rivendicazioni di altri soggetti in lotta per l'emancipazione ... e promuovere un movimento lesbico cosciente ed incisivo ... che sappia dialogare e cooperare con gli altri movimenti impegnati a cambiare l'iniquo patto sociale e sessuale".

In teoria, uno pensa leggendo l'articolo, le persone bisessuali cacciate dalla porta possono rientrare dalla finestra; in realtà, è molto diffuso il pregiudizio secondo cui le persone bisessuali sono dei privilegiati che sono perseguitati solo nella misura in cui si comportano da gay e lesbiche.

Quindi, in quanto bisessuali, agli occhi di molte persone non rientrano nella previsione di quest'articolo; in quanto persone che si comportano da gay o lesbiche, rientrano negli altri articoli - ma questo significa passare per quello che non si è, ovvero essere condannati all'invisibilità e ricevere risposte inadeguate ai loro problemi [2].

Non è l'Arcilesbica il luogo giusto per le persone bisessuali che vogliono risolvere i loro problemi e lottare per la loro visibilità - lo statuto fa di tutto per impedirlo.

Raffaele Ladu